Br, il figlio del procuratore Coco: “Battisti pentito? Va bene se utile alla verità”
di Michele Varì
Massimo Coco alla cerimonia per il padre Francesco: "Opportunista? Ben venga se serve"
“L'arresto di Cesare Battisti significa che la giustizia va avanti ed è una bella notizia nel momento in cui un brandello, se pur pur minimo, di verità viene ricostruito, un motivo sicuramente di soddisfazione”.
Lo ha detto oggi Massimo Coco a margine della quarantatreesima commemorazione in salita santa Brigida, a Genova, dell'omicidio del padre, il procuratore generale di Genova Francesco Coco, assassinato l’8 giugno 1976 insieme alla sua scorta, il brigadiere di polizia Giovanni Saponara e l'appuntato dei carabiniere Antioco Deiana. Coco venne ucciso perché rifiutò di trattare con le Br per la liberazione del magistrato Mario Sossi.
Massimo Coco alla domanda sul tardivo pentimento di Battisti ha aggiunto: “Io non voglio giudicare nessuno, certo ora può sembrare comodo. Ben venga però se poi c'è un ulteriore contributo di verità su quelle che sono state le responsabilità. Le valutazioni preferisco lasciarle a persone titolate e competenti, i magistrati, che possono capire quanto può essere sincero o quanto possa essere opportunista e a quanto poco, o a cosa possa servire”.
Coco alla domanda su cosa pensa quando prova quando ancora oggi sente notizie di attentati contro caserme o poliziotti ha risposto: “Purtroppo dobbiamo farci l'abitudine, il terrorismo e manifestazioni violente ormai sono un fenomeno endemico, dobbiamo tenere alta la gurdia, andare avanti, parlare molto con i ragazzi, la speranza sarebbe quella di lasciare tutto veramente come un lontano ricordo della storia e non averlo nella cronaca. Noi combattiamo per la speranza. Cerchiamo di preparare i giovani ad affrontare qualsiasi situazione senza essere così amaramente sorpresi come siano stati noi in quegli anni dove nessuno si aspettava un'escalation così lunga e così violenta del fenomeno”.
Massimo Coco poi racconta chi era suo padre: “Una persona felice perchè aveva due sogni nella vita, diventare un magistrato e avere una famiglia, li aveva realizzati entrambi e direi bene, nel senso che aveva avuto la sua bella carriera e noi eravamo la sua gioia, la sua ragione di vivere più importante e poi purtroppo il destino ha voluto che andasse incontro anche a quella che era la sua visione del lavoro e della giustizia ed affrontare con determinazione a qualunque costo quello che era il suo dovere”.
Coco poi ammette l'amarezza di non conoscere il nome di chi ha ucciso suo padre: “Non so chi ha sparato a mio padre, non so chi ha sparato al povero Saponara, e a Deiana, una verità processuale non l'abbiamo mai avuta”.
Ma, il figlio del procuratore, ribadisce di avere nessun desiderio di vendetta: “Il rancore, inutile dirlo, non si può cancellare, quello c'è. Il desiderio, come per qualsiasi vicenda di questo tipo che ci sia un corso di giustizia c'è sempre. Poi nessuna velleità di vendetta o cose di questo tipo, che sono cose lontane, ecco io sono figlio di un giudice che è morto per difendere la legge, sarei un traditore del nome e del pensiero di famiglia. Ma se dovessi immaginare percorsi diversi da quelli della giustizia che auspico sempre, in tutte le situazioni e che possa avere il suo corso”.
Alla commemorazione in salita Santa Brigida c'erano tante autorità fra cui il prefetto di Genova Fiamna Spena, l'assessore comunale di Genova alla Sicurezza di Genova Stefano Garassino, il procuratore di Genova Francesco Cozzi e pure Gianluigi Saponara, figlio del brigadiere di polizia ucciso 43 anni fa, bancario abitante oggi come allora a Pegli. Anche lui ha raccontato come apprese dall'uccisione del padre Giovanni Saponara, originario della Basilicata.
“Avevo 11 anni ed ero a casa perché le scuole erano chiuse in vista delle le elezioni, eravamo a casa, aveva finito di mangiare. Ad un certo punto è squillato il telefono. Era mio zio che aveva sentito la notizia alla radiolina dal telegiornale e chiedeva se papà era andato a lavorare, poi è cominciata ad arrivare tanta gente a casa e abbiamo capito...”.
"L'ultimo ricordo di mio padre - conclude Gianluigi Saponara - è della sera prima, il 7 giugno, quando mentre stava guardando la tribuna politica alla televisione mi ha dato la buonanotte. Non potevo immaginare che non l'avrei più rivisto”.
Michele Varì
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