Gozzi, il re dell'acciaio: "Il 25 aprile è più importante del presidente dell'Anpi"
di Redazione
Nell'ultimo numero di Piazza Levante editoriale del presidente di Federacciai. Dall'esperienza del padre, che fu prigioniero a Leopoli, all'attuale conflitto. Dure criticher a Pagliarulo
Antonio Gozzi , presidente di Federacciai, presidente e amministratore del gruppo Duferco, prende posizione, chiara e precisa, sulle polemiche scatenate in questi giorni di vigilia dalle esternazioni di Gianfranco Pagliarulo, presidente dell'Anpi, sulla guerra in corso fra Russia e Ucraina. Lo fa con un lungo editoriale sul numero in uscita di Piazza Levante.
Una lunga riflessione nella quale Gozzi ribadisce l'importanza della festa della Liberazione: "È importante mantenere la memoria della guerra partigiana, delle migliaia di giovani italiani che si rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale e andarono sui monti, armi in pugno, per combattere per la libertà, così come di tutti quegli altri giovani italiani, anche loro resistenti, che internati nei campi di concentramento tedeschi rifiutarono di aderire alla Rsi. Mio padre, ventiquattrenne ufficiale del Regio esercito, era uno di quei giovani; deportato in Germania dopo l’8 settembre, fu trasferito dai tedeschi su carri bestiame in campi di prigionia sempre più a est e arrivò fino a Leopoli che allora era Polonia".
"Oggi Leopoli è Ucraina - ricorda più sotto Gozzi - E ancora una volta anche lì si combatte.. La festa del 25 Aprile è sempre stata e sempre sarà un momento di riflessione e ricordo dei valori su cui sono costruite non solo la nostra democrazia ma tutte le democrazie del mondo: libertà, autodeterminazione, rispetto per i diritti inalienabili delle persone, sacra difesa della Patria".
"Gli Ucraini - si legge ancora nell'editoriale - sono un popolo in armi che muore per la propria libertà e la difesa della Patria, e si oppone e si opporrà fino alla fine all’invasione e ai disegni imperialistici di Mosca. Anche la Costituzione Italiana nata dalla Resistenza, la Costituzione più bella del mondo, prevede all’art. 52 che: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. In tutte le democrazie del mondo se la Patria è aggredita dall’esterno non solo è un diritto ma addirittura un sacro dovere difenderla. Allora di che parla Pagliarulo, l’indegno presidente dell’Anpi, quando pur timidamente riconoscendo la differenza tra aggrediti e aggressori, si oppone agli aiuti militari che l’Occidente fornisce agli ucraini per difendere la loro Patria? Quando sugli orrori di Bucha chiede un’inchiesta internazionale là dove le prove delle efferatezze dei soldati russi in ritirata sono davanti agli occhi di tutto il mondo?".
"Queste voci di un pacifismo della resa, sì ‘della resa’, perché concretamente si chiede agli ucraini di arrendersi all’aggressione russa, albergano in diversi settori della sinistra estrema e anche in frange sindacali. Si invoca lo sforzo diplomatico che certamente va intensificato e perseguito senza sosta, ma non si sa che dire quando Putin dichiara al cancelliere austriaco in visita che per ora non è il momento della diplomazia. Pagliarulo è un vecchio esponente cossuttiano che tradisce la storia dell’Anpi. Per i giovani che non lo sanno, Cossutta era l’esponente del Pci, a me pure umanamente simpatico, addetto alla riscossione e gestione dei finanziamenti che copiosamente, fino quasi alla caduta del Muro di Berlino, arrivavano al Partito Comunista Italiano dall’Unione Sovietica".
"Come fa questo signore - si chiede Gozzi - a interpretare lo spirito e la storia di un’associazione di partigiani, come è stata tradizionalmente l’Anpi, pluralista, democratica rispettosa delle varie tendenze politiche e culturali che animarono la Resistenza? Non può, e se ne deve andare. Se l’Anpi diventa una piccola sacca di estremismo post-comunista e di pacifismo della resa molti come me se ne andranno e cercheranno nuove vie e organizzazioni per celebrare la Resistenza e il 25 Aprile. Viva il 25 Aprile e viva la Libertà!!!".
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