Giù le mani dalla passione dei genoani. E niente spazio per i processi sommari
di Gessi Adamoli
La storia insegna che il Genoa ha spiccato il volo solo dopo essere precipitato nel baratro. La B è un trauma, ma ora non c'è bisogno di illuminati pensatori
Dopo il pareggio di Venezia non resta che aggrapparsi alla matematica, ma gli ultimi spiccioli di speranza il Genoa se li era giocati non battendo la Salernitana. E poi se la fortuna è cieca, la sfiga invece, soprattutto quando c'è di mezzo il Genoa, ci vede benissimo. Così venerdì sera l'Inter, che giocherà a Marassi, avrà il sangue agli occhi dovendo riscattare le due sconfitte consecutive con Liverpool e Sassuolo.
La storia insegna che il Genoa ha spiccato il salto verso l'Europa solo dopo essere precipitato nel baratro, quasi a dover affrontare un processo di purificazione per eliminare troppe tossine tossiche. Scoglio aveva ridato energia a squadra e tifoseria dopo il drammatico spareggio di Modena, e poi Bagnoli ha completato il suo lavoro, Gasperini ha preso in mano una squadra che era appena riemersa dalla serie C e l'ha portato in Europa. Nessuno può sapere se la coppia Spors-Blessin riuscirà a ripercorrere lo stesso cammino di quegli illustri predecessori, però non c'è da stupirsi se una retrocessione ormai quasi certa non scalfisce la passione di una tifoseria abituata alle montagne russe di risultati troppo spesso non in linea con le aspettative.
Sarebbe fastidioso e anche inutile continuare a sentire e a leggere da qui al 22 maggio che si assume prima il direttore sportivo e non l'allenatore e che non si investe una montagna di milioni (Shevchenko e il suo pletorico staff) su un tecnico che aveva esperienza solo alla guida di una nazionale e dunque non aveva la minima idea di come si svolgesse la quotidianità in una squadra di club. Concetti triti e ritriti, noti ormai a tutti e sarebbe dunque il caso di voltare pagina. Non senza annotare che non c'è alcuna indulgenza verso chi si cimentava per la prima volta in un mondo assolutamente nuovo.
Ricordiamo che Spinelli, appena buttato nella gabbia dei leoni, si ritrovò con un Bini, ormai finito, sotto contratto per tre anni e spese tre miliardi e mezzo per acquistare Tacchi dal Campobasso, mentre Paolo Mantovani prima di arrivare a Mancini e Vialli dovette passare attraverso Pezzella e Logozzo.
La retrocessione in serie B è un evento traumatico comunque difficile da metabolizzare ed è per questo che i genoani in un momento così complicato non hanno bisogno di illuminati pensatori che spieghino cosa andava e non andava fatto. A maggior ragione di quelli che tra le righe cercano di far emergere un tarlo: non è che “si stava meglio quando si stava peggio”? Mancano ancora 12 partite, evitiamo il processo quotidiano alla nuova proprietà, che ha già versato 40 milioni di euro per mettere in sicurezza una società i cui bilanci facevano acqua da tutte le parti.
Il rischio è che questo finale di stagione si trasformi in una via crucis, mettendo in discussione l'unica certezza ovvero che si riparte da Spors e Blessin e dalla famosa rivoluzione culturale invocata dai 777. Un progetto accolto con entusiasmo e con si può certo buttare a mare dopo una retrocessione già scritta estate a causa di un mercato senza né capo né né, tanto che Ballardini aveva chiesto più volte di essere esentato dall'iniziare il campionato con una una squadra nella quale non credeva
Non ci stupiamo che chi non è genoano faccia fatica si faccia fatica sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d'onda dei genoani, quelli che domenica hanno invaso il settore ospiti e sono rimasti in curva a cantare anche quando lo stadio era ormai vuoto Quelli che hanno chiamato Blessin sotto la curva, nonostante un risultato che assottiglia ulteriormente le poche speranze di salvezza del Genoa. Quelli che a fine partita hanno fatto i selfie con Zangrillo e Blazquez che rappresentano il nuovo corso di una società che ha scelto di percorrere strade diverse rispetto a quelle dove si incontrano i soliti procuratori (poi occorrerà fare un approfondimento anche su questo) che fanno solo gli interessi loro e non certo quelli del Genoa.
E allora giù le mani dalla passione dei genoani. Il Genoa quando è caduto, si è sempre rialzato.
Foto dal Profilo Facebook del Genoa C.F.C.
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