Giampaolo stavolta s'è infuriato, la Sampdoria merita rispetto
di Claudio Mangini
E se alla fine saltano i nervi di Giampaolo e (quasi) anche quelli di Quagliarella, allora vuol proprio dire che c’è qualcosa che non va. Giampaolo lo ha spiegato in modo molto semplice e chiaro: "io non ho mai creato problemi agli arbitri". Vero. Tanto vero che, dopo Sampdoria-Lazio, era arrivato pure a fare i complimenti ad Aureliano, reduce dal check video più veloce della storia del calcio. Ma il tecnico sampdoriano aveva spiegato così: "si può essere d’accordo o meno, ma mi è piaciuta l’assunzione di responsabilità".
Stavolta al tecnico della Sampdoria, cui si potrà rimproverare tutto ma non certo di non essere educato con direttori di gara e dintorni, hanno proprio fatto saltare il tappo. Cartellino rosso per proteste, mentre anche capitan Quagliarella, altro esempio di comportamento corretto e rispettoso in campo, inveiva contro Fabbri e veniva allontanato da un compagno dopo aver rimediato un giallo per proteste. Dunque, o improvvisamente la correttissima Sampdoria è stata colta da una misteriosa sindrome che ha stravolto caratteri e comportamenti o, appunto, qualcuno i nervi li ha fatti saltare a mister Marco ecapitan Fabio, facendo gonfiare le vene a giocatori in campo e a tutta la panchina. Sì, è andata proprio così: «Sono inca**ato, non sono soddisfatto. Non mi è piaciuta la gestione di Fabbri dopo l’espulsione sacrosanta di Leao. Il rigore è da rivedere. Fabbri ha vissuto la partita con un senso di sfida, non doveva sfidare il pubblico e i giocatori. Bisogna stare al di sopra. Sono stato espulso una volta in carriera, nessuno ha mai avuto problemi con me». Capito? E sul rigore: « Ora se si muove una foglia in area è tutto più complicato. E’ giusta l’ammonizione a Leris? No. Se non metti le mani, come proteggi la palla?. Ci sono state tre partite: la nostra, quella del Milan e quella dell’arbitro. Giudicatele».
E stavolta ha ragione lui, in pieno, su tutta la linea. Perché la partita della Sampdoria, contro la squadra attualmente più forte del campionato, non poteva essere né brillante né spavalda. Doveva essere di sacrificio, e così è stata. La Sampdoria l’ha recuperata e, fino a quel momento, le decisioni chiave (doppio giallo a Leao e raddoppio cancellato) non erano opinabili. Poi, in 11 contro 10, il pareggio. E, magari, la Sampdoria avrebbe potuto pressare di più e più alta. Ma ricordatevi di mettere in conto anche due legni (da inizio campionato sono 6). Fine della critica in spiccioli. Il Milan? Meno bello del solito, forse anche un po’ sbruffone (vero Leao?) e stanco per l’impegno di Champions. E l’arbitro Fabbri? Perfetto fino a che Davide non mette in difficoltà Golia. A quel punto, proprio come ha detto Giampaolo, perde equilibrio, uniformità di giudizio, lui e il Var pescano un‘irregolarità da vedere e rivedere mille volte (mano di Villar) che rimette il Milan avanti. Poi, nel finale, l’atteggiamento del direttore di gara diventa addirittura irritante.
E qui viene fuori una frase, breve ma illuminante, su cui faranno bene a meditare anche i vertici della Sampdoria società: «Il Milan è forte e non ha bisogno di nulla, la Sampdoria va rispettata». Appunto. Facendosi sentire. Nelle sedi opportune, ma in modo chiaro, esplicito, pesante se è il caso. Perché agli errori contro Atalanta, Salernitana e Lazio, si è aggiunto l’arbitraggio fastidioso di Fabbri, il quale ha dato l’esatta sensazione di avere grande rispetto, sì, ma del potente Milan, calpestando i diritti della “piccola” Sampdoria.
Lo avevamo già detto dopo la gara interna con la Lazio: non servono le sceneggiate, ma qualcuno le fa – consapevolmente -, vero Sarri? Non servono le sceneggiate ma esigere rispetto, battendo i pugni, nel caso, nelle sedi opportune. Come faceva Paolo Mantovani. Se non lo hanno ancora fatto, Lanna e Romei, si facciano sentire. Se lo hanno già fatto, lo rifacciano. La Sampdoria merita rispetto. Punto.
Fino a che, perlomeno, una nuova proprietà subentrerà nella società blucerchiata, dove magari un giorno potrebbe avere un ruolo di rilievo Gianluca Vialli, oggi uomo simbolo dello staff azzurro accanto a Mancini. L’imprenditore Di Silvio è convinto di avere le carte in regola per acquisire la Sampdoria, con capitali arabi forti, e la coppia di grandi ex Gianluca Vialli-Ivano Bonetti. Vialli, per la cronaca, è disponibile, come ha già fatto in passato, a sedersi a un tavolo per verificare prospettive e idee. E questo – se qualcuno non l’avesse ancora capito – non solo con la cordata Di Silvio. Dunque, un nome-garanzia che potrebbe rappresentare un capitale di fiducia non solo per quel gruppo. Poi, ci sono gli americani di Pacific Media Group che potrebbero contare sull’apporto sostanzioso di Counter Press Acquisition Corporation di Paul Conway, società che lavora forte nel mondo dello sport e che potrebbe mettere la prua sulla Sampdoria anche con un’operazione indipendente.
Si resta in attesa. Ma, nell’attesa, non si può andare avanti così, con le difficoltà oggettive di una situazione non facile amplificate da un percorso a ostacoli per una serie sempre più lunga di arbitraggi palesemente insufficienti. Tornando al campo, Giampaolo si dice certo che la Sampdoria di sabato prossimo al Picco sarà Sampdoria vera. Spezia prima della sosta, poi alla ripresa il Monza a Marassi e quindi il Bologna in trasferta. Partite da cui servono punti pesanti.
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