Giampaolo seduto su una panchina a orologeria, ma il colpevole non è uno solo

di Claudio Mangini

4 min, 25 sec
Giampaolo seduto su una panchina a orologeria, ma il colpevole non è uno solo

E adesso Marco Giampaolo è seduto su una panchina a orologeria, col timer che ha già iniziato il conto alla rovescia. Ha una classifica pessima (2 punti in 7 partite, Di Francesco venne esonerato dopo 7 gare con 3 punti all’attivo), un rendimento in trasferta dal suo avvento bis da serie B sparata, uno zero assoluto nel bilancio contro le avversarie dirette, una buona parte della tifoseria contro e il responsabile dell’area tecnica Carlo Osti che, mentre lo riconferma, lascia capire che in società c’è (comprensibilmente) una voragine di dubbi su questa scelta. Martedì ci sarà un vertice: i 2 ds Osti e Faggiano, il presidente Lanna e il vice Romei e, naturalmente, lui: Giampaolo. Sempreché non decida di arrendersi prima. Ma non è il tipo: è un lavoratore che crede nel suo lavoro. Lo ha detto il suo vice Francesco Conti, subito dopo la sconfitta del Picco.

Dunque, mentre il timer continuerà il suo sinistro conto alla rovescia, martedì ci sarà un incontro che verterà su una sola grande questione: l’allenatore crede nelle possibilità di salvezza della squadra? Ci crede davvero e si assume la responsabilità di questa (eventuale) affermazione? Se sì, il potenziale esplosivo non sarà disinnescato, perché funziona così: una volta avviato il meccanismo, il conto alla rovescia verso il botto continua. Si può solo arrestare.

Ma non definitivamente. Perché, se la Sampdoria, non batterà il Monza dopo la sosta, Giampaolo salterà e sarà sostituito da D’Aversa, cioè da colui che il tecnico di Giulianova aveva sostituito. Sempreché in casa Sampdoria non si decida che, nonostante la situazione societaria che tutti conoscono, si può fare il sacrificio supremo di andare a implorare Don Claudio Ranieri dal Testaccio e pregarlo di ritornare. Senza certezza che la risposta possa essere affermativa. E tutto questo, si badi bene, è un auspicio personale, non una trattativa avviata e concreta. E, comunque, se Giampaolo supererà l’ostacolo Monza, rischierà la settimana successiva contro il Bologna e via, procedendo, fino a che la classifica non fosse finalmente risanata.

Tornando a bomba (pardon), la Sampdoria dalla Spezia poteva tornare con (almeno) un punto. Lo ha detto pure Gotti che i suoi aquilotti sono stati fortunati, ma anche fermamente determinati a risalire la corrente una volta passati in svantaggio. Missione compiuta subito: un minuto e risultato di nuovo in equilibrio. Ciò detto, la Sampdoria ha tirato di più in porta, è stata anche sfigata a subire un gol su una carambola sfortunata, ha sprecato l’opportunità del pareggio al 94’30” con Quagliarella che 99 volte su 100 avrebbe toccato il pallone sotto scavalcando Dragowski e, invece, stavolta ha tirato secco trovando i piedi del portiere polacco a respingere; il quale Dragowski ha fatto cose ‘e pazzi andando a respingere la doppia conclusione Gabbiadini-Sabiri. Insomma, ha ragione Giampaolo quando dice che la Sampdoria, da inizio campionato, ha sbagliato – ma sbagliato davvero – solo la partita di Salerno. Ma la Sampdoria continua a non far punti perché manca sempre un quid, per una bella dose di malasorte, per colpa (anche) di alcune decisioni arbitrali. Ma il punto è: dove può trovare, questa squadra, la scossa per rianimarsi, riprendere il controllo della sua stagione, rivitalizzare la sua classifica, tornare in corsa con concrete possibilità di evitare la B, che ora come ora è un pericolo concreto, non un presagio di sventura?

Poi, ci sono tante piccole considerazioni, chiamiamoli spunti di riflessioni. Perché si è partiti con il modulo a due punte contro il Verona e non contro la squadra di Gotti? Perché Pussetto, che dovrebbe avere nei movimenti rapidi un suo punto di forza, non è stato preso in considerazione contro una difesa muscolare ma non certamente molto dinamica come quella spezzina? Perché la difesa sampdoriana continua a essere così permeabile e, soprattutto, vulnerabile sulle fasce, considerando che la protezione difensiva e la famosa linea erano tratti distintivi del calcio giampaoliano? Perché a certi giocatori non viene concesso di scollarsi dalla panchina, nemmeno per un minuto? Per esempio Conti, guarito dall’infortunio, e Yepes, dopo un’estate piena di elogi e prestazioni interessanti. Perché chi ha fatto il mercato non ha pensato che a una formazione che doveva lottare per salvarsi non fosse fondamentale un leader in campo e nello spogliatoio? Un uomo squadra che avesse la capacità di dare fiducia fuori e dentro il campo? E, oltre alla fiducia, anche tempi di gioco, come “raffreddare” la partita dopo un gol fatto o cambiare ritmo in un serrate finale? Quagliarella è uno splendido professionista di 40 anni, ma non è questo. Lo era molto di più Ekdal. Che ieri era in campo nel finale di partita, sì, ma dall’altra parte. E, ovviamente, speriamo che le chiavi del centrocampo e della squadra possa prenderle Winks.

Insomma, l’obiettivo comune è raddrizzare la barca e salvare la Sampdoria. Ma, sia chiaro, sulla panchina a orologeria sta seduto uno solo – Giampaolo – ma le responsabilità della situazione attuale, per chi non l’avesse capito, sono di molti.