Genova, sospensione CdA Banca Carige: il tribunale si riserva su ricorso Malacalza
di Marco Innocenti
Le parti hanno spiegato le loro ragioni e dovranno depositare le rispettive conclusioni scritte. A giorni la decisione definitiva dei giudici
Il Tribunale di Genova si è riservato sull'istanza di Malacalza Investimenti che aveva impugnato la delibera dell'assemblea di Banca Carige che lo scorso 15 giugno ha nominato il Cda e rinunciato con una transazione alle azioni di responsabilità nei confronti dell'ex presidente, Cesare Castelbarco Albani, e dell'ex ad Piero Luigi Montani, amministratore delegato di Bper, acquirente dell'istituto ligure. A fine luglio il tribunale aveva sospeso l'esecutività della delibera rinviando all'udienza di oggi.
Le parti hanno spiegato le loro ragioni e dovranno depositare nei prossimi giorni le conclusioni scritte. La decisione arriverà nei prossimi giorni. Il decreto del Tribunale di Genova di luglio era stato adottato su ricorso di Malacalza Investimenti, la holding della famiglia Malacalza, che aveva sostenuto le azioni di responsabilità e che aveva impugnato le delibere. Carige, dal canto suo, aveva ribadito la legittimità delle decisioni dell'assemblea.
Adesso sono due gli scenari che si aprono per Banca Carige. Il giudice Paolo Gibelli potrebbe rigettare l'istanza di annullamento: a quel punto il consiglio di amministrazione dell'istituto ligure sarebbe riconosciuto come legittimo permettendo l'immediata ripresa dell'operatività. Il board sarebbe quindi convocato in tempi stretti per l'approvazione dei conti al 30 giugno 2022 e del progetto di fusione con Bper. Malacalza Investimenti potrebbe fare reclamo sempre al Tribunale di Genova che però non sospenderebbe l'operatività del cda. Il secondo scenario, e cioè l'accoglimento della sospensione delle delibere di giugno, farebbe slittare la fusione, anche se di poco più di un mese. Con l'annullamento della nomina gli azionisti dovrebbero procedere alla convocazione di una nuova assemblea e alla nomina di un nuovo consiglio di amministrazione in tempi stretti per consentire di rispettare il termine del 31 dicembre, oltre il quale Bper perderebbe il mezzo miliardo di benefici fiscali riservati all'operazione. Il nuovo cda, in questo secondo scenario, riprenderebbe in mano la semestrale e la fusione.
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