Genova, Scagni: pestaggio in carcere, aperta inchiesta per omissione atti d'ufficio
di Redazione
L'indagine riguarda la prima aggressione, avvenuta a Marassi, mentre la seconda ha avuto luogo nel penitenziario di Sanremo
La procura di Genova ha aperto un fascicolo per omissioni di atti d'ufficio per il pestaggio subito da Alberto Scagni, l'uomo che il primo maggio 2022 aveva ucciso la sorella Alice sotto casa a Genova Quinto ed è stato condannato a 24 anni e 6 mesi, a ottobre nel carcere di Marassi. L'inchiesta è a carico di ignoti ed è in mano al pubblico ministero Patrizia Petruzziello e all'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati.
L'indagine punta a fare luce non solo sull'aggressione ma anche se vi siano state omissioni da parte della polizia penitenziaria che avrebbero potuto evitare quell'aggressione. In particolare gli investigatori vogliono capire se via stata una omessa vigilanza visto che vi sarebbero state avvisaglie di insofferenza del compagno di cella nei giorni precedenti. Forse Alberto avrebbe dovuto essere spostato ma nessuno se ne occupò e lasciò correre. Scagni aveva riportato una lesione giudicata guaribile in sette giorni.
Dopo quell'episodio era stato trasferito nella casa circondariale di Sanremo dove qualche settimana dopo era stato sequestrato, torturato e picchiato selvaggiamente da due compagni di cella, finendo anche in coma. Dopo la prima aggressione i suoi avvocati, i legali Alberto Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli, avevano chiesto alla direzione del carcere di avere la relazione su quanto successo e anche il nome del compagno di cella che lo aveva picchiato senza mai ottenere risposta. Per questo avevano presentato un esposto. A metà gennaio Scagni era stato trasferito dal reparto di Fisiatria di Sanremo all'ospedale San Martino.
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