Genova, lo sport che unisce e che supera la disabilità: a palazzo Ducale il Forum Sportability
di Marco Innocenti
Fra i testimonial anche Christian Puggioni: "Ho visto i sorrisi dei ragazzi che hanno potuto dire 'Ce l'ho fatta'. E i loro sorrisi sono contagiosi da matti"
Lo sport che supera la disabilità. Di più, lo sport che non conosce disabilità, perché lo sport è di tutti, mette tutti di fronte all'impegno necessario per arrivare ad un obiettivo, al proprio obiettivo, che sia quello di vincere una medaglia d'oro o anche di segnare un goal su un campetto di provincia. Lo sport è prima ancora gioia, per la vittoria ma soprattutto per la consapevolezza di aver dato tutto quello che si aveva. Perché nello sport non esistono sconfitte. E' il messaggio che arriva dal forum Sportability, arrivato nella splendida cornice del Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, davanti a decine di ragazzi delle scuole genovesi presenti in sala e a tanti altri collegati in streaming.
“Un evento come questo – ha commentato l'assessore regionale alle politiche sociali Ilaria Cavo – ci fa render conto di cosa sia lo sport e quanto sia importante per includere quei giovani che magari pensavano di non poterlo praticare e non poter avere quei momenti di socialità. Gli incontro come quello di oggi sono momenti di riflessione che richiedono l'impegno di tutti noi. E' il modo migliore per celebrare la Giornata internazionale della Disabilità che sarebbe dopodomani. Le testimonianze sono state fondamentali, soprattutto per i ragazzi che ancora una volta sono stati i protagonisti con le scuole. Noi a Orientamente abbiamo parlato di React due settimane fa ma quale miglior lezione di react di quella che questi testimonial hanno dato oggi ai ragazzi. E' stata una grande lezione, che ci impegna”.
Sportability è stata anche l'occasione per conoscere tante esperienze di sport, di chi lo pratica vincendo e confrontandosi con gli avversari e con le proprie disabilità, ma anche di chi ha capito che lo sport è un doppio binario, che arricchisce tutti, disabili e normodotati. “Abbiamo visto immagini di grandi sportivi, normodotati e non – ha raccontato Christian Puggioni, parlando della sua esperienza con Atp Camp – Nel loro sguardo, nei muscoli, nel respiro, capivi che c'era dietro un progetto, finalizzato sempre ad un obiettivo. Che possa essere il superare un record oppure anche solo riuscire a compiere un gesto semplice ma che per un ragazzo può essere più difficile. Questo è un filo conduttore che unisce tutti e lo sport è la prima tappa dove i ragazzi possono dire 'Ce l'ho fatta'. Abbiamo visto i sorrisi e l'entusiasmo di chi ce l'ha fatta, di chi ha fatto un goal e i loro genitori erano orgogliosi. E il nostro dovere è quello di dar loro le possibilità di conoscere e di vivere quel momento ma che sia loro, attraverso le loro gesta, piccole o grandi. Gesta che daranno loro un sorriso, un sorriso che è... contagioso da matti”.
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