Genova, in arrivo altre navi saudite cariche di armi
di Redazione
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Le associazioni: "Manteniamo alta l'attenzione nei porti e negli aeroporti"
"La nave cargo saudita Bahri Yanbu è partita martedì scorso dal porto di Genova con destinazione Gedda e, grazie alla mobilitazione dei lavoratori portuali, non ha caricato i materiali militari italiani destinati ai sauditi. Ma sono in arrivo altre navi simili della stessa compagnia: manteniamo alta l'attenzione nei porti liguri e chiediamo di estenderla a tutti i porti e aeroporti, soprattutto a Cagliari dove da anni vengono caricate le bombe della Rwm Italia destinate alla coalizione guidata dall'Arabia Saudita". Lo affermano in una nota congiunta Amnesty International Italia, Comitato per la riconversione Rwm e il lavoro sostenibile, Movimento dei Focolari Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Save the Children Italia.
Le associazioni affermano che vi sono almeno cinque navi cargo della flotta della monarchia saudita che dovrebbero arrivare prossimamente a Genova, tra giugno ed agosto, con a bordo sistemi militari e armamenti caricati in precedenza in Canada e negli Usa. "Per questo riteniamo indispensabile - scrivono - continuare a monitorare questi cargo insieme alle altre associazioni della società civile europea e intensificare i preziosi rapporti con i lavoratori portuali degli scali liguri e con i loro sindacati di rappresentanza affinché non vengano caricati su queste navi sistemi militari e armamenti che possono venire utilizzati dalle forze armate saudite o emiratine nel conflitto in Yemen".
Al Governo italiano, poi, viene chiesto di "sospendere l'invio di ogni tipo di materiali d'armamento alla coalizione miliare capeggiata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti che da più di quattro anni è intervenuta nel conflitto in Yemen utilizzando anche bombe aeree di fabbricazione italiana per effettuare bombardamenti indiscriminati che gli esperti delle Nazioni Unite hanno definito come crimini di guerra" e al premier Conte di farsi promotore, presso i paesi dell'Unione europea, di un'istanza di embargo o almeno di sospensione di forniture di armamenti e sistemi militari nei confronti dell'Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti". Al Parlamento italiano le associazioni invece chiedono di "farsi carico del problema delle forniture di armi italiane nelle zone di conflitto, in particolare per quanto riguarda la guerra in corso in Yemen".
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