Genova, Nordio alla riunione per i 119 anni del Rotary: “ll 95% dei ministri non investe in Italia per la lentezza nella giustizia”

di Carlotta Nicoletti

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“In 50 anni nessuno ha mai fatto il calcolo della giustizia che fa un dirigente di azienda”

Genova, Nordio alla riunione per i 119 anni del Rotary: “ll 95% dei ministri non investe in Italia per la lentezza nella giustizia”

A margine della riunione per celebrare i 119 anni dalla fondazione del club Rotary, la cui prima avvenne a Chicago con i quattro fondatori, tutti americani, era presente anche il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio. L’incontro è avvenuta nella splendida cornice della Terrazza del Ducale. L’attenzione é stata tutta per il Ministro che ha affrontato il tema dell’evoluzione del concetto di giustizia dall’età israelitica fino ai giorni nostri.

 

“La giustizia può essere intesa in due modi, come conformità a un ordine etico e morale, dove la giustizia è ideale a ciò che è giusto appunto e quindi conforme. Oppure può essere intesa in senso positivo come conformità a una normativa esistente ossia la legge, che coincide con la legalità. Il concetto di giustizia può essere etico morale religioso, o coincidere con la legalità. I due concetti non sempre si sono sovrapposti in modo simmetrico. Molti comportamenti ingiusti dal punto di vista etico, sono illegali dal punto di vista giuridico. Quello che prima era reato, oggi non lo è più, come la bestemmia. Sono cambiate molto cose nel tempo nella giustizia. La concezione di giustizia in Israele segue le vicende del popolo di Israele”.

Il Ministro ha parlato poi dei problemi attuali della giustizia, quelli che caratterizzano il presente. Come il problema nel gestire le risorse nella giustizia e di come si può raggiungere l’efficienza nella giustizia.

“Do una risposta politica e una tecnica sul tema. Quella tecnica è che le risorse non sono mai tante o poche, il vero rapporto è tra mezzi e fini e vale per tutto. In 50 anni nessuno ha mai fatto il calcolo della giustizia che fa un dirigente di azienda o una massaia. Sono tempi e metodi di produzione del servizio. Nessuno ha mai fatto un calcolo, se le risorse che sono a disposizione della giustizia sono adeguate ai fini che la giustizia si pone. Dobbiamo valutare le risorse in funzione ai fini che poniamo. Il diritto penale è l’obligatorietà dell’azione penale davanti a una serie di dinamiche. O riduciamo l’obligatorietà dell’azione penale o ridiciamo il numero di reati o aumentiamo le risorse, ma è difficile aumentarle. Oggi sono stati fatti tagli su tutti i ministeri. Se si vuole raggiungere un’efficienza della giustizia bisogna calibrare le risorse che si hanno con i fini. Con il Pnrr arriveranno i soldi ma comunque bisogna saper calibrare. Nel diritto civile c’è la semplificazione delle procedure, l’incentivazione del sistema della mediazione, la giustizia riparativa anche dal punto di vista civilistico e della digitalizzazione, che se fatta bene fa risparmiare molto tempo. La cosa peggiore è l’arretrato che ci portiamo dietro. Stiamo cercando di colmare il numero di magistrati che sono in organico. Non si può dire più che si è sempre fatto così, nel 2023 non si può più usare il sistema democratico bizantino. Cominciamo a colmare l’organico dei magistrati. Abbiamo fatto dei concorsi per gli amministrativi che sono fondamentali. Abbiamo trovato i soldi modulando con l’Europa per questo. Nei miei interventi alla camera sulla riforma della giustizia, ho messo al primo posto la giustizia civile, perché mentre la giustizia penale tocca raramente gli individui, per tutti invece c’è stato un momento in cui si è dovuto andare dall’avvocato civilista. Il 95% di ministri miei omologhi mi dicono che non investono in Italia perché c’è lentezza nella giustizia e incertezza del diritto. Rendere la giustizia civile più efficiente é la nostra priorità”.

Un altro tema toccato, molto dibattuto é stato la situazione nelle carceri oggi. In particolare il problema del sovraffollamento e dei suicidi in aumento e di come é possibile, cambiare e migliorare questa condizione anche in modo utilitaristico. Ma anche di come bisogna andare verso una deflazione carceraria creando nuove strutture e migliorando le norme e la gestione. Il Ministro aveva anche affrontato il tema ponendo la questione della costruzione di nuove carceri, ma le tempistiche per gli interventi non sono state indicate. Inoltre non é solo una questione di strutture ma anche di personale necessario alla rieducazione dei detenuti e alla gestione delle strutture.

“Nessuno ha mai fatto il calcolo della capacità di capienza carceraria rispetto alla possibilità di cacciare dentro i detenuti. Ci si è trovati davanti al problema che si è sedimentato in 50 anni, quando sono entrato in magistratura già c’era la rivolta per il sovraffollamento. Non sono stati fatti i calcoli e il problema si è aggravato con l’immigrazione illegale, se le persone vengono in Italia senza lavoro e reddito e hanno contatti con organizzazione criminali sono costretti a delinquere. Il 40% di detenuti sono extracomunitari. Entrano senza soldi, risorse e prospettive e il risultato è questo. E c’è il problema della pena che deve essere certa ed eseguita, per evitare che i cittadini siano tentati di fare quello che dovrebbe fare lo Stato. - Continua il Ministro - Costruire un carcere in Italia e’ quasi impossibile, chiede una tempistica che è incompatibile con le urgenze che abbiamo. Perché i vincoli idrogeologici, urbanistici e burocratici sono troppi. Se vogliamo essere pratici, dobbiamo risolvere il problema dei detenuti extracomunitari, loro possono espiare la pena nel loro paese di origine e mandarli là sarebbe una vittoria. Già con la Romania stiamo facendo passi da gigante. Secondo punto sono i tossicodipendenti, che commettono reati ma spesso spacciano per procurarsi la droga, sono malati più che criminali. Quindi dovrebbero scontare la pena in alcune strutture protette come le comunità. Ma le comunità devono essere d’accordo e qui si crea un problema, ci stiamo lavorando. Altro problema è che il 20% dei carcerati sono in carcerazione preventiva. Quindi costi, sofferenza e sovraffollamento sono le conseguenze. La riforma che è passata già al Senato e domani va alla Camera, dice che prima il PM chiede al tribunale di interrogare l’imputato, per capire immediatamente di che caso si tratta invece di metterlo in galera per poco tempo. Entrare in carcere per 10 giorni é un problema che fa disperdere personale, soldi e causa sofferenza. Con questa riforma si ha una deflazione carceraria. Detto questo servono spazi per i detenuti, per esempio le ex caserme, come avevo proposto io. Inoltre i carceri devono prevedere una rieducazione fatta in modo migliore per indurre il detenuto a non essere recidivo. L’obiettivo è anche trovare lavoro all’interno del carcere per chi uscirà”.

Un altro intervento del Ministro che ha suscitato interesse é stato quello, sull’applicazione dell’intelligenza artificiale in Italia nel sistema giudiziario.

“L’Intelligenza artificiale può essere vista come un’opportunità o un problema. A monte di tutto i fenomeni c’è la mente dell’uomo che non è sostituibile. L’intelligenza artificiale rende tutto veloce, manipolabile e accessibile. Si può conoscere ma alterare con l’IA. Il legislatore al riguardo deve lavorare di fantasia per capire quanto possono essere i problemi e reati che si prospettano con queste nuove forme di IA. Perché se esiste un vuoto normativo sopratutto nel diritto penale tu ti trovi impreparato, affronti il problema quando si è già posto e ti trovi senza armi. Il dovere del legislatore e quello di capire quali siano i problemi che possono essere posti dall’IA, sopratutto nella manipolazione. Qualcuno pensa che si possa fare una sentenza mettendo un algoritmo e viene fuori una sentenza. Può funzionare in certi limiti la IA ma il diritto é inesatto ed è complicato. Non si può sostituire il giudice non avverrà mai questo. Il problema é la manipolazione, i dati sono a rischio e sono i crimini del domani. La delinquenza si evolve”.