Genova: il delitto Scagni finisce in Parlamento

di Redazione

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Il caso dell'uomo che uccise la sorella verrà esaminato dal ministro Piantedosi in relazione a presunte omissioni delle forze di pubblica sicurezza

Genova: il delitto Scagni finisce in Parlamento

Il caso di Alberto Scagni, l'uomo di 42 anni che il primo maggio 2022 ha ucciso la sorella Alice a Genova Quinto, finisce in Parlamento. Lo ha detto in aula il legale dei genitori, Fabio Anselmo, spiegando che verrà presentata una interpellanza al ministro Matteo Piantedosi per le "gravi carenze emerse in polizia". Oggi si è celebrata l'udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione del procedimento bis nato da una denuncia della famiglia sulle presunte omissioni e carenze da parte degli agenti e della dottoressa della Salute mentale. Due poliziotti e la psichiatra erano stati indagati ma la procura aveva chiesto l'archiviazione.


"È stata una udienza molto tesa - ha spiegato Anselmo - e intensa. Abbiamo trasmesso le numerose incongruenze che causano una vittimizzazione secondaria dei genitori. A nostro avviso questo processo deve essere fatto. Gli agenti sapevano benissimo chi era Scagni, che era psichiatrico e che aveva incendiato la sera prima la porta della nonna. Se necessario faremo anche ricorso in Europa". Il giudice si è riservato e deciderà nei prossimi giorni.


"Rimaniamo aderenti ai fatti di oggi e non facciamo un processo alle forze di polizia, al nostro codice e alla politica", ha detto l'avvocato Pietro Bogliolo che difende uno dei poliziotti. Secondo i familiari sette ore prima della tragedia avevano chiamato in questura dicendo che il figlio li aveva minacciati e aveva minacciato anche la figlia e il marito. Gli agenti avevano risposto di stare in casa e di non potere intervenire perché Alberto non era una minaccia concreta in quel momento. Per i legali della famiglia Fabio Anselmo e Alessandra Pisa, i due agenti "si sono contraddetti".


In particolare i legali sottolineano come il capoturno ha affermato di non avere fatto alcun collegamento fra quelle chiamate così pesanti e l'intervento che lui stesso aveva coordinato il giorno prima, quando le volanti erano intervenute per l'incendio della porta di casa della nonna dei due fratelli per cui il sospettato era proprio Alberto. Ma il collega lo avrebbe smentito. Una contraddizione che emerge negli audio e che i legali definiscono "imbarazzante". "Su tali contraddizioni fra i due indagati - continuano Anselmo e Pisa - la Procura nulla osserva. Peraltro, nulla è stato chiesto da parte della Procura del fatto che lo Scagni era stato indicato da lui stesso come 'psichiatrico'".