Genova, i sindacati sull'ex Ilva: "Visione troppo incentrata su Taranto"
di Edoardo Cozza
Conferenza stampa di Fiom, Fim e Uilm sul tema delle acciaierie: "Servono programmi anche per gli altri stabilimenti, pronti a scendere in piazza"
L'ingresso dello Stato, per tramite di Invitalia, in ArcelorMittal - che gestisce l'ex Ilva - è una notizia positiva, ma adesso si aspettano gli investimenti e i progetti non solo per Taranto, ma anche per Genova. È quello che auspicano, in tempi relativamente rapidi, le rappresentanze sindacali di Fiom, Fim e Uilm, che hanno spiegato le loro preoccupazioni sul tema in una conferenza stampa.
Bruno Manganaro, segretario generale Fiom-Cgil Genova, ha evidenziato: "Cambiano i nomi, cambia la situazione societaria, ma la situazione resta critica e quasi fallimentare. Gli investimenti sono a zero, nonostante la domanda d'acciaio stia crescendo. Noi siamo completamente fermi, mentre governo e ArcelorMittal continuano a litigare e discutere. A Genova rischia di fermarsi l'attività produttiva".
Per Christian Venzano, segretario generale Fim-Cisl Liguria: "Va bene l'ingresso di Invitalia nella società, ma la mancanza di investimenti sta minando la produzione e la continuità del nostro lavoro. La siderurgia è un settore strategico. Genova è l'unica sede che fa la banda stagnata, ma siamo molto al di sotto negli investimenti, quindi non riusciamo a reggere l'impatto sul mercato. Il tempo dell'attesa è finito, ora si proceda con un piano industriale. Abbiamo un incontro con Giorgetti l'11 maggio, speriamo possa portare a qualcosa".
Antonio Apa, segretario generale Uilm Genova, ha sottolineato i troppi cambi di visione della politica nel settore:"Speriamo che si apra una fase nuova con l'ingresso di Invitalia. È chiaro che se non arrivano gli investimenti, avremo difficoltà. Finora la politica ha fatto solo confusione: si pensi al 2013, quando Monti voleva introdurre i forni a gas al posto di quelli a carbone: non gli fu permesso. Ogni governo presenta nuovi progetti, ma nessuno viene portato a termine".
Anche scendere in piazza non è un'ipotesi remota, se non arrivassero risposte concrete - affermano sindacalisti e lavoratori (presente anche una rappresentanza delle Rsu) - si dovranno valutare anche delle contromisure.
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