Genova, fallimento Qui!Group: possibile sentenza per 20 imputati entro fine 2024

di Redazione

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Il tracollo per il colosso dei buoni pasto era iniziato nel 2018, quando il passivo aveva toocato i 600 milioni

Genova, fallimento Qui!Group: possibile sentenza per 20 imputati entro fine 2024

Per oltre due terzi degli imputati nell'inchiesta sul fallimento della società Qui!Group, il colosso dei buoni pasto, la sentenza potrebbe arrivare entro fine anno. È quanto emerso nell'udienza preliminare davanti al giudice Caterina Lungaro. In 14 hanno accolto la proposta di patteggiamento, che verrà formalizzata all'ultima udienza, mentre in cinque hanno chiesto il rito abbreviato ma potrebbe aggiungersene un altro. Oggi ha iniziato a parlare il pubblico ministero Patrizia Petruzziello, che insieme al procuratore aggiunto e al generale Andrea Fiducia ha coordinato le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza. Il pm ha fatto una ricognizione sulla galassia di società legate al fondatore della Qui!Group Gregorio Fogliani e alla sua famiglia, anche loro a processo e ancora incerti se accogliere le proposte di patteggiamento. Il consulente tecnico nel corso delle indagini aveva spiegato come "dal 2012 i bilanci della Qui!Group - senza ancora prendere in considerazione l'enorme distrazione patrimoniale realizzata - evidenziano una situazione di palese, grave e riconoscibile squilibrio finanziario".

Le indagini erano partite dal fallimento del colosso dei buoni pasto nel 2018 quando il passivo della società aveva raggiunto i 600 milioni. Oltre tremila i danneggiati. Tra i creditori c'erano i dipendenti ma soprattutto migliaia di ristoranti, bar e supermercati che avevano erogato cibo e prodotti con i buoni pasto. Fogliani aveva anche ottenuto un appalto della Consip per fornire i ticket ai dipendenti pubblici. Dopo Qui!Group erano via via fallite le altre società collegate, come la Pasticceria Svizzera e il bar Moody. I reati contestati sono bancarotta fraudolenta, riciclaggio, truffa aggravata e autoriciclaggio. Secondo l'accusa la famiglia avrebbe spogliato la società sottraendo i soldi per spese personali, come una maxi villa in Versilia e il matrimonio da favola di una delle figlie e per alimentare le casse della società Azzurra 95.