Genova: condannato a due anni miliziano filorusso che combatteva in Donbass

di Redazione

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Bertolini era stato arrestato a Malpensa a giugno

Genova: condannato a due anni miliziano filorusso che combatteva in Donbass

Ha patteggiato due anni di reclusione Alessandro Bertolini, 29 anni, il foreign fighters di Rovereto indagato dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova e latitante da anni insieme ad altri italiani filo-russi impegnati a combattere in Donbass. Il sostituto procuratore Federico Manotti aveva dato il consenso e oggi il gip Matteo Buffoni ha emesso la sentenza.

Bertolini era stato arrestato a giugno appena atterrato all'aeroporto di Malpensa. Secondo quanto ricostruito dai militari del Ros di Genova avrebbe combattuto, dal 2016, a fianco delle milizie filo-russe dietro compenso. Inoltre avrebbe partecipato "ad azioni, preordinate e violente, dirette a mutare l'ordine costituzionale o a violare l'integrità territoriale del Governo ucraino, Stato estero dì cui non era né cittadino né stabilmente residente, senza far parte delle forze armate di alcuna delle parti in conflitto".

L'inchiesta aveva portato all'individuazione e arresto di altri mercenari, ma Bertolini era rimasto in territorio ucraino insieme ad Andrea Palmeri, detto "il generalissimo", skinhead e capo ultras del Lucca (condannato in primo e secondo grado anche se ancora all'estero); Gabriele Carugati, di Varese detto "Arcangelo", ex addetto alla sicurezza di un centro commerciale in Lombardia figlio di Silvana Marin, ex dirigente della Lega a Cairate, e Massimiliano Cavalleri, detto "Spartacus", questi ultimi due irreperibili. Palmeri, secondo l'accusa, sarebbe ancora adesso uno dei riferimenti per il reclutamento dei mercenari.

L'indagine era partita nell'ottobre del 2013 dal mondo ultrà di estrema destra, e a occuparsene era stato il pool antiterrorismo della Procura di Genova, mossasi dopo la comparsa, alla Spezia, di scritte inneggianti a Erick Priebke, comandante delle SS condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. Controllando quegli ambienti gli inquirenti si erano insospettiti scoprendo le frequenti visite nella città dell'Arsenale di Palmeri. Dalle intercettazioni era saltata fuori la questione del Donbass e l'addestramento dei mercenari.