Genova, chiude via Fillak, i commercianti: "Come ai giorni dopo il crollo del ponte"

di Alessandro Bacci

La strada riaperta nel pomeriggio, presidio di fronte alle transenne: "Serve più collaborazione nella gestione delle urgenze"

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“Vogliamo rispetto”, questo il semplice slogan scelto dai commercianti di Certosa e di Sampierdarena per protestare contro l'ennesima chiusura di via Walter Fillak annunciata con estremo ritardo. I negozianti e i liberi professionisti denunciano di essere stati costretti ancora una volta a quattro giorni di ferie forzate: con la strada chiusa, il passaggio delle auto e delle persone è praticamente azzerato. Una brutta sorpresa anche per gli automobilisti che di fronte alle transenne sono costretti a trovare una strada alternativa. La strada è stata riaperta nel pomeriggio, poco dopo la manifestazione. Una situazione che i commercianti hanno ben tollerato in questi anni, consapevoli che la ricostruzione del ponte di Genova è un passo fondamentale per la città, ma la critica riguarda la mancanza di comunicazione e di collaborazione.

"Quello che noi chiediamo alle autorià è una maggiore collaborazione nella gestione delle urgenze - afferma Fabio Bertoldi segretario del comitato "Liberi abitanti di Certosa" - È nostro interesse che questo ponte sia completato quanto prima ma non a discapito dei soliti". Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente del comitato Enrico D'Agostino: "Il commercio si stava un attimo riprendendo e anche questa chiusura temporanea di quattro giorni incide. Siamo tornati come ai giorni dopo il crollo del ponte..."

Il presidio pacifico è avvenuto in via Walter Fillak ma la partecipazione, nonostante la rabbia spesso sfogata sui social, si è rivelata scarsa, circa una ventina i manifestanti: "Siamo un po' delusi è inutile nasconderlo e non sappiamo quali siano i veri problemi - prosegue D'Agostino - forse siamo antipatici (ride ndr).

Gli abitanti e i commercianti della zona chiedono inoltre che una volta spenti i riflettori sul ponte, il quartiere possa trovare una nuova rivalutazione con interventi importanti e non finire nel degrado e nell'abbandono: "Abbiamo sempre chiesto una regia su quello che dovrebbe diventare la Valpolcevera. Deve essere una parte attiva della città, non servitù ma un asse portante B- prosegue Bertoldi - Non servirà solo un parco sotto il ponte, alieno sia alle delegazioni a monte che a valle. Serve una riqualificazione del territorio, cercando un nuovo progetto ad esempio con lo spostamento degli atenei in questa delegazione o sfruttando la presenza di ville da ristrutturare, oppure con gli affitti a canone più agevole rispetto al resto della città. Vogliamo vedere la volontà che questa valle cresca e non che rimanga in questo stato stagnante."