Genova, armi su cargo saudita: Procura apre inchiesta, proteste e blocchi in porto, corteo sotto la sede della compagnia israeliana Zim
di R.C.
Nivoi (Usb): "Il porto di Genova non diventi un hub militare, ma resti un nodo centrale per il commercio civile e il turismo. Sulle armi non ci stiamo"
La nave cargo saudita Bahri Yanbu, attraccata al terminal Gmt del porto di Genova, è finita al centro di un'inchiesta della Procura e di una nuova ondata di proteste da parte dei portuali e del sindacato Usb. A bordo dell’imbarcazione sono stati scoperti armamenti, mezzi militari cingolati e container contenenti materiali esplosivi, come documentato da fotografie scattate dagli stessi portuali.
La Procura di Genova ha aperto un fascicolo conoscitivo – al momento senza indagati né ipotesi di reato – delegando le indagini alla Digos e alla Capitaneria di porto. L’inchiesta è stata affidata al procuratore aggiunto Federico Manotti e nasce da un esposto presentato ieri sera dall’Usb, che solleva dubbi sulla possibile violazione della legge 185 del 1990, la normativa che regola l’importazione, esportazione e transito di materiali di armamento nel territorio italiano.
Parallelamente, questa mattina Usb e i portuali del Calp hanno organizzato un nuovo blocco al varco Etiopia e al varco Ponente, provocando disagi al traffico pesante diretto allo scalo genovese. "Abbiamo immediatamente presentato un esposto a tutte le autorità competenti – ha dichiarato José Nivoi di Usb – chiedendo di verificare la regolarità dei documenti e la destinazione finale del materiale bellico. Ci è stato detto che le armi non sono destinate a Israele e che la documentazione risulta in regola, ma vogliamo poterla visionare direttamente".
Le autorità avrebbero acconsentito a concedere a una delegazione sindacale l’accesso alla documentazione relativa al carico, per accertarne la legalità e la destinazione d’uso. Tuttavia, i rappresentanti del sindacato restano cauti e criticano il ruolo crescente del porto genovese nella logistica militare internazionale.
Nonostante le rassicurazioni ricevute ieri in un incontro con l’Autorità di Sistema Portuale, Usb ha indetto uno sciopero simbolico per tutelare ogni lavoratore che decidesse di astenersi dal caricare armamenti a bordo, come nel caso di un cannone destinato a una nave Fincantieri nel porto di Abu Dhabi.
"Il nostro obiettivo – ha concluso Nivoi – è che il porto di Genova non venga trasformato in un hub militare, ma resti un nodo centrale per il commercio civile e il turismo. Sulle armi non ci stiamo".
E' proseguita con un corteo prima dentro e poi fuori dal porto la protesta dei portuali del Calp che stamattina hanno bloccato i varchi del porto di Genova dopo aver scoperto la presenza di numerosi mezzi militari americani ed esplosivi a bordo della nave Bahri Yambu. Dopo due ore di presidio a varco Etiopia un gruppo di manifestanti è prima entrato dentro il varco e acceso alcuni fumogeni, poi il corteo si è spostato nella zona di San Benigno a pochi passi dalla sede della compagnia israeliana Zim. In strada sono stati accatastati alcuni pancali a cui successivamente è stato dato fuoco. Sul posto la Digos e la polizia locale. I manifestanti poi hanno raggiunto la sede di Music for peace sciogliendo di fatto la protesta.
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