Genoa, Retegui spalla di Ekuban. E Gudmundsson troppo lontano dall’area
di Gessi Adamoli
3 min, 16 sec
Contro la Lazio il cambio di modulo ha tolto alla squadra rossoblù certezze e punti di riferimento sicuri
Bello (ma non bellissimo) a metà il Genoa che gioca il primo tempo meglio di una Lazio, che ha in campo due separati in casa (Felipe Anderson e Luis Alberto), ma poi nella ripresa evapora clamorosamente sino a dissolversi. E non regge nemmeno la scusante della stanchezza per aver giocato lunedì quando ci sono squadre che mettono insieme più di cinquanta partite a stagione, per altro è auspicabile che prima o poi anche il Genoa abbia di questi problemi.
Sulla spinta di chi, primo fra tutti Arrigo Sacchi, lo invita ad essere più offensivo sostenendo che il Genoa debba dare di più per quanto riguarda la costruzione del gioco, Gilardino cambia l’assetto tattico e schiera due punte più Gudmundsson, ottenendo l’unico risultato di togliere certezze e punti di riferimento sicuri ad una squadra che con un sistema di gioco ormai super collaudato nelle ultime 9 trasferte ha perso una solta volta (a San Siro a causa del rigore farlocco fischiato a Barella), un ruolino di marcia che non avevano il Genoa di Bagnoli ed il miglior Genoa di Gasperini, ed in totale aveva perso soltanto 3 partite delle ultime 16 (in casa con Atalanta e Monza e a Milano con l’Inter). Dati oggettivi, mentre il concetto di bel gioco è estremamente soggettivo oltre ad essere fine a sé stesso.
Non è il tormentone “resta, non resta” che può destabilizzare Gilardino, anche perché probabilmente è lui stesso a non aver ancora preso una decisione, semmai è lo stillicidio di essere considerato un “non giochista” e voler assolutamente dimostrare il contrario che, in questo finale di stagione, può creare qualche problema.
Contro la Lazio ha pesato in maniera importante la necessità di dover fare tirare il fiato a Badelj che è tutta la stagione che canta e porta la croce. Strootman ha una straordinaria personalità ma, avendo altre caratteristiche, non può certo essere il metronomo in grado di dettare i tempi alla squadra. La società come alternativa futura al croato ha pensato a Bohinen che però, sino a questo momento, ha messo insieme tre presenze per complessivi 30 minuti (un minuto col Lecce, 5 con la Juventus a Torino e 24 a Verona).
La partita del Genoa si è chiusa al 46’ del primo tempo quando Ekuban ha concluso nella maniera più sciagurata possibile un contropiede 3 contro 1. Gudmundsson andava servito subito, poi il difensore della Lazio è stato bravo a chiudergli la linea di passaggio costringendolo a tirare e con un angolo di porta molto ridotto. Nel secondo tempo il Genoa non è più esistito. La Lazio è cresciuta sino a diventare padrona del gioco, conquistando il centrocampo dove il Genoa era costantemente in inferiorità numerica. Andava probabilmente fatto qualche cambio prima e invece le prime sostituzioni sono arrivate soltanto subito dopo il gol subìto. Badelj ha dato il cambio a Strootman ed Ankeye a Ekuban, confermando l’assetto con due attaccanti. Se non altro però Retegui è tornato a fare il centravanti vero e non la “spalla” di Ekuban. Era infatti toccato all’italoargentino il lavoro sporco di andare a fare a sportellate in giro per il campo, confidando evidentemente nella vena realizzativa di Ekuban.
Oltre all’impiego da seconda punta di Retegui anche portare così lontano dall’area di rigore Gudmunsson, ovvero il miglior realizzatore del Genoa, ha destato qualche perplessità. Se a Firenze aveva fatto la mezzala, contro la Lazio è stato di fatto un tuttocampista ed è capitato spesso che, capendo la difficoltà della squadra ad iniziare la manovra a causa dell’assenza di Badelj, retrocedesse a fare il play. Certamente lodevole l’abnegazione, ma lì Albert, il re del dribbling, diventa uno come tanti.
(foto Facebook Genoa Cfc)
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