Genoa, le conferme di Blessin e Spors nel segno della coerenza e del coraggio
di Gessi Adamoli
Il progetto va avanti con Spors e Blessin, la serie B deve essere considerato solo un incidente di percorso che non cambia gli obiettivi dei nuovi proprietari del Genoa e tanto meno le strategie per raggiungerli. Josh Wander, fondatore dei 777 Partners, ci ha tenuto a ribadirlo in una conferenza stampa ristretta, prima di ripartire per Miami. Se a Blazquez è rimasto l'onere della gestione societaria, a Spors è stata confermata carta bianca per quanto riguarda le scelte sportive. Wander è perfettamente a conoscenza che, da quando non c'è più Preziosi ed il Genoa non è unicamente ridotto ad una macchina da plusvalenze, il club è tornato ad avere un appeal straordinario. Allenatori e manager importanti che, sino a pochi mesi fa, sarebbe stato blasfemo avvicinare al Genoa, guardano con interesse al progetto americano. I 777 affidandosi a Gasperini avrebbero potuto sottoscrivere una sorta di kasko, un'assicurazione globale che l'avrebbe messi al riparo da qualunque tipo di critica. Oppure avrebbe potuto anche sedersi ad un tavolo e trattare con Giuntoli, il general manager del Napoli che guarda con interesse al Genoa made in Usa e non solo perché abita a Carignano.
La decisione di insistere su Spors dimostra grande coerenza, ma anche coraggio. E' certamente infatti la più rischiosa, ma è quella che meglio rappresenta la filosofia della nuova proprietà e che non può essere rinnegata dopo un passaggio a vuoto. Le linee guida non cambiano, chi si aspettava una squadra fatta su misura per la serie B in modo di avere la quasi certezza di vincere (nel calcio la sicurezza al 100 per cento non esiste) deve invece prendere atto che la campagna acquisti ricalcherà quella di gennaio. Nella speranza, è ovvio, di limitare il numero degli errori. Non arriveranno mestieranti, ma giocatori di prospettiva che dovranno crescere insieme al progetto Genoa.
La riconferma di Blessin non è solo un atto di coerenza, ma anche di riconoscenza. C'era, dopo lo zero a sei di Firenze, una panchina che era rimasta senza padrone. Convinto che il destino del Grifone fosse segnato, il tecnico designato, Bruno Labbadia, si era chiamato fuori nella notte, senza preoccuparsi di venire meno alla parola data e dimostrando quanto meno poco coraggio.
Blessin, invece, si è buttato con grande entusiasmo in un'avventura teoricamente senza speranze. Ma sarebbe bastato un punto in più per guadagnarsi il diritto di giocare l'ultima giornata in contemporanea con Salernitana e Cagliari. E quelli col Bologna sarebbero stati 90 minuti di adrenalina pura, considerati i risultati che arrivavano da Salerno e Venezia. Nel campionato dove la quota salvezza è stata la più bassa di tutti i tempi, il Genoa non retrocede unicamente a causa di colpe sue. Quella maglia di Destro che si allunga come un elastico e che Dragusin, difensore della Salernitana non accenna a mollare, grida ancora vendetta. Per non parlare, nella partita con la Lazio, del fallo di Acerbi su Piccoli. Ma certamente il Genoa si è anche ripetutamente fatto male da solo. Per esempio perdere all'andata a Salerno (c'era ancora Ballardini) ha significato tenere in vita una squadra agonizzante e senza società.
Ha ragione certamente Wander, quando invita a guardare avanti. Però è anche fondamentale capire gli errori che sono stati fatti per non ripeterli. Il presidente Zangrillo, sabato sul palco di piazzale Kennedy, ha assicurato tutti sui programmi della proprietà: “Mi hanno garantito che in B resteremo un anno soltanto”. E l'ho ribadito su Instagram, pubblicando una sua foto con Wander e la sigla O1Y ovvero only 1 years (un anno soltanto). E lui, essendo stato dall'altra parte della barricata sino a pochi mesi fa, sa perfettamente che i tifosi non hanno più solo una memoria da elefante ma anche telefonini con giga infiniti.
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