Genoa, la (giusta) fretta di Martinez e l'abilità di Gilardino nel gestire i centravanti

di Gessi Adamoli

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Genoa, la (giusta) fretta di Martinez e l'abilità di Gilardino nel gestire i centravanti

Quando, proprio all'inizio dell'ultimo minuto di recupero, Martinez si è affrettato a rimettere in gioco il pallone dagli studi di Telenord, con tutta la banda di Diretta Gol, da vecchio genoano, che partite al 94' ne ha perse tante ma vinte davvero poche, ho urlato: “Ma che fretta hai!!!”. Temevo la grande beffa. Quella partita, che Badelj e compagni avevano stradominato per tutto il primo tempo, avevo paura di perderla e mi tenevo stretto il pareggio. Ma senza la rapidità di Martinez nell'effettuare la rimessa dal fondo, il gol di Puscas (minuto 93 e 58 secondi) non ci sarebbe stato, l'arbitro avrebbe fischiato la fine prima. Faccio pubblica ammenda. Ha avuto ragione Martinez che, dopo un avvio incerto si è ripreso alla grande e non riesco a dimenticare le lacrime di Bari che confermano quanto complicato debba essere stato ritrovare lo stato di forma, soprattutto mentale, che l'aveva portato addirittura alla nazionale spagnola. Ma soprattutto ha avuto ragione Gilardino che, oltre a ricompattare il gruppo e a liberare testa e muscoli dei giocatori portando nello spogliatoio una ventata di salutare freschezza e serenità, ha dato alla squadra una mentalità vincente indispensabile a chi gioca per ottenere la promozione diretta senza passare dalla roulette russa dei play off. Il Genoa di Blessin in serie A si era specializzato a non far giocare gli avversari e, volenti o nolenti, è con la stessa mentalità che aveva approcciato il campionato cadetto, tanto che i gol arrivavano col contagocce. Gilardino non solo ha modificato il modulo (difesa a tre), ma il suo Genoa ha cambiato radicalmente l'approccio alla partita. Prova sempre e comunque ad imporre il suo gioco: su qualunque campo e contro qualunque avversario. E con lui, che è stato un grande bomber, gli attaccanti si esaltano. Gli dà i consigli giusti (“mi ha esortato ad attaccare di più il primo palo, così posso fare ancora più gol”, ha confidato Coda), ma soprattutto li mette in condizioni di sfruttare al meglio le loro caratteristiche. Coda e Puscas sono centravanti d'area di rigore e come tale vanno utilizzati. Ma il vero miracolo di Gilardino è riuscire a gestire due centravanti importanti senza scatenare invidie e gelosie. Contro il Venezia esce Puscas, entra Coda e segna. A Benevento esce Coda (dopo aver fatto gol) entra Puscas e segna. Da segnalare anche positivamente il fatto che entrambi, nonostante fossero ex, ai loro gol abbiano esultato e non abbiano ipocritamente nascosto le proprie emozioni come purtroppo è diventato uso comune.

Gilardino ha dimostrato non solo di essere bravo a leggere la partita in corsa, ma anche di fare tesoro delle indicazioni che gli vengono fornite dai 90 minuti giocati, analizzando con lucidità pro e contro. Così, nonostante la vittoria, ha compreso che rispetto alla partita col Venezia qualcosa andava cambiato. E' partito dall'inizio con la difesa a tre, ma soprattutto, a costo di sacrificare un mostro sacro come Strootman, ha schierato l'unico regista che al momento ha in rosa: Badelj. In molti hanno criticato il croato che oggettivamente è ancora lontano dalla forma migliore. Ma se il Genoa a Benevento ha disputato i migliori 45 minuti della stagione significa che chi era deputato a dettare i tempi di gioco, pur essendo ancora al 50 per cento, ha svolto egregiamente il suo lavoro. Va anche segnalato l'ottima prestazione di Vogliacco, che deve essere considerato un titolare nel caso si dovesse proseguire a giocare a tre, e di Ilsanker che ha mestiere e personalità da vendere. Incoraggiante anche l'esordio del diciotto Matturro.

Il Genoa veniva da una settimana complicata. C'è chi ha ipotizzato un meno due in classifica, chi ha addirittura la radiazione. Premesso che i giornalisti fanno il loro mestiere e che le notizie vanno sempre e comunque date perché non è certo nascondendo la polvere sotto il tappeto che si risolvono i problemi, certe esasperazioni sono apparse del tutto ingiustificate. Il fatto grave è che sono uscite carte che avrebbero dovuto essere segretate e così sul giornale sono finiti passi interi della relazione che la COVISOC aveva inviato in Federazione.

I colpevolisti ad oltranza dovrebbero essere un po' più prudenti. Non esistono pronunciamenti precedenti, siamo infatti in presenza di un caso assolutamente inedito. Le nuove norme di diritto contenute nel Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza (detto anche C.C.I.I.) sono infatti entrate in vigore soltanto lo scorso 15 luglio. A We are Genoa si è collegato in diretta l'avvocato Andrea Rivellini, super tifoso rossoblù ed esperto di diritto societario: “Il C.C.I.I. è un corpo di nuove norme ispirato alla rapida emersione dalla crisi di un’impresa, scongiurando l’adozione del provvedimento drastico della liquidazione giudiziale, il vecchio fallimento. In questo contesto, è logico e ragionevole che una società, gravata da un pesante passivo che risale alla pregressa gestione, fruisca di tutti gli strumenti legittimamente messi a disposizione dall'ordinamento. Siamo in uno di quei casi in cui opera il cosiddetto cram down cioè il potere del Tribunale di procedere comunque all’omologazione nonostante il contrario avviso del creditore. Non potrà dunque essere contestata un'inadempienza ai sensi della normativa relativa al codice di giustizia sportiva sino a quando non ci sarà una formale pronuncia del Tribunale che omologherà o meno l’accordo di ristrutturazione del debito”.

Ora la palla passa ad avvocati e commercialisti.