Genoa, Gilardino a caccia del record di Gasp: ma ora trasparenza su programmi e strategie
di Gessi Adamoli
3 min, 39 sec
Nel calcio va dato atto che vige la meritocrazia. Nessuno ti regala niente: se arrivi ad essere un giocatore o un allenatore di serie A, vuol dire che te lo sei guadagnato
È bastato un quarto d’ora di vero Genoa per mettere sotto il Sassuolo che, se sperava (e spera tuttora) di evitare la serie B giocando con questo animus pugnandi, può già iniziare a programmare la prossima stagione trai cadetti. Allo zio Balla a Genova vogliamo bene proprio come lo si vuol allo zio saggio e sul quale sai sempre di poter contare nei momenti di difficoltà, ma il suo Sassuolo è sembrato una squadra rassegnata. Nemmeno aver chiuso il primo tempo immeritamente in vantaggio in virtù di un rigore trovato grazie al Var ha dato quella scossa di adrenalina indispensabile per provare a salvarsi.
I primi quarantacinque minuti, anche a causa del grande caldo, erano stati giocati su ritmi balneari. E se ci può stare per una squadra come il Genoa che ha da tempo centrato il suo obiettivo questo non è ammissibile per chi ha una delle ultime chance per provare ad evitare una clamorosa retrocessione. Il protagonista del primo tempo è stato il Var che ha annullato il gol del Genoa per un tocco di braccio impercettibile e ininfluente di Retegui. Il Var Marini ha dovuto vedere e rivedere più volte l’azione per capire se il tocco ci fosse davvero. E a noi sinceramente qualche dubbio è rimasto. Quanto al rigore per l’intervento involontario di De Winter col la punta del piede sul tacco dello scarpino di Laurentié si parla di “danno procurato”. E con lo stesso criterio allora avrebbe dovuto essere sanzionato lo sgambetto su Gudmundsson nell’area di rigore del Sassuolo.
Dettagli. Alla fine il Genoa, dove Thorsby sta crescendo in maniera esponenziale tanto da ritenerlo indispensabile per gli equilibri del centrocampo, ha vinto meritamente ed ora è a ridosso di quei 48 punti realizzati da Gasperini il primo anno di serie A. Quel Genoa spiccò poi il volo verso l’Europa e dunque i presupposti sono sicuramente incoraggianti. Intanto si ripartirà da Gilardino e questa è sicuramente una garanzia. Ha la stessa voglia di crescere e di stupire che aveva Gasperini.
Nel calcio va dato atto che vige la meritocrazia. Nessuno ti regala niente: se arrivi ad essere un giocatore o un allenatore di serie A, vuol dire che te lo sei guadagnato. Stima, affidabilità e affetto: Gilardino ha costruito la sua credibilità mattone dopo mattone. Era importante che società e tecnico fissassero insieme l’obiettivo da raggiungere ovvero dare continuità a quanto fatto in questa stagione. Riconfermarsi non è mai semplice, occorre consolidare lo status di centroclassifica per provare a crescere gradualmente ben sapendo come sia impegnativo a certi livelli fare lo step successivo.
Ai 777 Partners, travolti la settimana scorsa da una valanga di rumors, almeno per quanto riguarda il Genoa va dato atto (Shevchenko a parte) di non aver sbagliato un colpo: serie A centrata al primo tentativo (il famoso “only one year”) e successivo primato tra tutte le neopromosse dei maggiori cinque campionati europei. Ma al di là del risultato sportivo alla proprietà americana va anche riconosciuta la sensibilità di aver subito compreso come il Genoa abbia radici profonde nel tessuto sociale di Genova e dunque squadra e città devono essere quasi un’entità unica. In Italia hanno compiuto un vero e proprio capolavoro sportivo e di immagine, ma altrettanto non gli è riuscito in Belgio con lo Standard. L’obiettivo è l’autosostenibiltà che non sarà raggiunta prima della stagione 2025-26. E allora il sacrificio di uno, al massimo due pezzi pregiati deve essere messo in preventivo con l’auspicio di creare quel circolo virtuoso che permetta di investire su nuovi potenziali plusavalenze parte di quanto incassato. Proprio in virtù del grande credito che i 777 godono presso la tifoseria il silenzio non è il modo migliore per rispondere alla ridda di voci che li vorrebbero in difficoltà economica. Ora i tifosi si aspettano che la società, forte dei risultati sportivi ottenuti in questi due anni, spieghi con trasparenza programmi e strategie. È un passaggio dovuto.
Il Genoa contro il Sassuolo ha giocato con i nomi delle mamme sulle maglie dei giocatori. Dolores, quella di Martinez, non evocava buoni auspici. Molto meglio quella di Ankeye, entrato nel finale: Stella!
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