Genoa ancora secondo e col calendario in discesa, ma Puscas è disperso. E Bielsa è una suggestione

di Gessi Adamoli

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Genoa ancora secondo e col calendario in discesa, ma Puscas è disperso. E Bielsa è una suggestione
Per continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno, dopo la sconcertante sconfitta con la Reggina, ci si aggrappa al secondo posto in classifica (sono 5 i punti di distacco dal Frosinone) e soprattutto ad un calendario in discesa. Il Genoa, infatti, affronterà in casa tre delle prossime quattro partite (Como, Cittadella e Sudtirol) e anche l'unica trasferta (Perugia) è, almeno sulla carta, contro un avversario più che abbordabile.
 
Dopo che però il Genoa ha giocato la peggior partita della stagione, è inevitabile fare alcune considerazioni anche a costo di passare da destabilizzatori verso coloro i quali hanno scelto di difendere Blessin ed il suo mentore Spors sempre e comunque. A prescindere come diceva il grande Totò in suo celebre tormentone. Non è nascondendo la polvere sotto il tappeto che si risolvono i problemi. E questa dogmatica presa di posizione a favore del tecnico tedesco rischia di aver fatto perdere al Genoa quattro mesi. Perché i numeri non mentono mai: “il calcio è matematica” ripeteva Franco Scoglio (a Reggio Calabria gli hanno intitolato una via, mentre a Genova c'è un intero quartiere dedicato a piante e fiori ma troppi personaggi che hanno inciso a livello socio culturale sulla nostra città sono ignorati). Bene, dopo dodici partite di campionato i numeri dicono che il Genoa è l'undicesimo attacco della serie B: tutte le squadre in zona play off hanno fatto meglio ed in più vanno aggiunte anche Pisa, Modena e Spal. Segnare poco per Blessin è una costante: i gol nelle 16 partite della sua gestione la scorsa stagione in serie A erano stati 7 (media 0,43). La difesa è insieme alla Reggina (10 gol al passivo) è al secondo posto con tre reti subite in più rispetto al Frosinone.
 
Del resto fare gol quando si hanno poche idee e per altro confuse, come il Genoa di Reggio Calabria, diventa un'impresa. Non è certo con i lunghi cross dalla tre quarti di Cyzborra (“alla Derlin”, mediano rossoblù degli anni 70, si diceva una volta). In una sola occasione il giovane terzino mancino tedesco è riuscito a guadagnare il fondo, ma la croce non va buttata addosso a Czyborra che, anzi, è stato uno dei meno peggio. Del resto in passato anche gli altri laterali (Hefti, Pajac e Sabelli) non hanno potuto usufruire di schemi e automatismi di gioco che consentissero sovrapposizioni e appunto la possibilità di andare a crossare a fondo campo.
 
Viene anche da chiedersi sino a quando Blessin insisterà su questo 4-2-3-1 che costringe Coda, il miglior attaccante d'area di rigore della serie B (altro dato non soggettivo, ma stabilito dai numeri), a non fare ciò che gli riesce meglio, ovvero cercare il gol, ma giocare di sponda per l'inserimento da dietro dei trequartisti. E, dettaglio non trascurabile, nessuno di chi gli gioca alle spalle (a Reggio erano Aramu, Jagiello e Gudmundsson) ha le caratteristiche per andare ad attaccare l'area: Aramu l'ha fatto una volta ed è arrivato il gol. Un concetto che a sentimento al Derby del Lunedì hanno espresso un po' tutti, ma che Claudio Onofri ha illustrato in maniera tecnica ed inconfutabile. E se attacchi l'area con pochi giocatori poi fare gol è difficile. “Coda e Puscas devono giocare insieme” è il mantra di Tomas Skuhravy che di come si fa a fare gol un po' se ne dovrebbe capire. L'ostracismo di Blessin nei confronti dell'attaccante rumeno, che l'anno sorso con i suoi gol ha portato il Pisa ad un passo dalla promozione, è inspiegabile. Addirittura è riuscito a rispolverare Yeboah che è costato 6 milioni e mezzo e tra serie A e B ha segnato la miseria di un gol. Un investimento sbagliato. Può capitare ma bisogna rassegnarsi invece che continuare a dargli prove d'appello.
 
I cambi con i quali Blessin ha cercato di cambiare la partita non solo hanno sortito effetto ma hanno provocato in tutti i genoani, almeno in quelli che non vivono di dogmi, la stessa domanda: perché? Perchè Hefti è entrato a sinistra dove invece non è stato spostato Sabelli che sulla corsia laterale mancina aveva dimostrato di adattarsi bene. Ma soprattutto perché Puscas è rimasto 90 minuti in panchina? E è incredibile soprattutto alla luce di quanto era successo a Terni, quando Blessin ha ribaltato il risultato mettendo Puscas e Coda al centro con Aramu e Gudmundsson alle ali. Insomma, la soluzione c'era ed era già stata verificata ma Blessin l'ha ignorata. E' un po' come quando il compagno ti passa il compito in classe e tu sbagli a copiare.
 
Molti hanno notato anche che Blessin in panchina ha perso quel furore col quale seguiva abitualmente le partite. Mentre Pippo Inzaghi sembrava tarantolato, lui è stato braccia conserte praticamente per tutto l'incontro. Tutto questo mentre su qualche social gira la suggestione Bielsa. E lui sì che metterebbe tutti d'accordo, anche gli ultimi irriducibili difensori di Blessin. L'allenatore argentino è soprannominato “el loco”, il matto. Ed è così matto che potrebbe accettare il Genoa in serie B. Ma lui viene da Rosario, la città argentina dove si vive il calcio come una religione. Proprio come a Genova. Lo ripetiamo, per chiarezza, è solo una suggestione che gira trai tifosi. Di certo, però, la proprietà, dopo gli investimenti fatti in estate per allestire una squadra che fosse in grado di centrare subito la promozione, non può essere contenta di questo secondo posto in coabitazione a cinque punti dalla vetta.
 
Un'ultima considerazione sull'arbitraggio di Maresca. Il presidente Zangrillo, dopo la pessima direzione di Colombo nella partita col Brescia, negli spogliatoi del Ferraris aveva tuonato e a Reggio è stato designato un internazionale. Morale: due rigorini fischiati contro il Genoa. E a fine partita si è anche scoperto che la lunghissima review di Maresca al monitor non era per valutare l'intensità della trattenuta di Sabelli (davvero lieve) ma per capire se fosse un fallo da ultimo uomo e dunque meritevole del rosso (si è ritenuto che Dragusin avesse la possibilità di intervenire). Quanto al secondo rigore l'unica chance per Czyborra, centrato dall'avversario a meno di un metro di distanza, era quella di tagliarsi il braccio.