Genoa, a Firenze un altro capolavoro di Gilardino. Mazzoleni, ancora tu… Ma non dovevamo non vederci più?
di Gessi Adamoli
3 min, 29 sec
Per fortuna il Genoa, già salvo e con il primato della neopromossa con il maggior numero di punti nei cinque più importanti campionati europei, a Firenze giocava solo per l’onore e non per la classifica. Perché il rigore (sacrosanto) su Retegui prima accordato e poi cancellato dal Var fa gridare allo scandalo. Il famigerato Video Assistant Referee, ormai usato in modo improprio, è diventato uno strumento diabolico. Questo in Italia perché in Europa, come è dimostrato nelle coppe, si ricorre al Var solo in casi estremi tenendo cioè fede ai principi che ne avevano favorito l’introduzione.
Ci hanno sempre raccontato la favoletta che il Var non può intervenire per valutare il vigore dei corpo a corpo perché quello nessuno può farlo meglio di chi è sul campo soprattutto (come nel caso di Firenze) se è posizionato a pochi metri dall’azione. Perché Mazzoleni ha allora ritenuto di doversi intromettere? Si sono stupiti persino gli ex arbitri utilizzati per commentare le partite in tv. Ma allora il mitico protocollo è carta straccia?
La dinamica del corpo a corpo tra Kayode e Retegui è chiarissima. Il difensore della Fiorentina prova a trattenere l’attaccante genoano che però riesce a liberarsi, Kayode a questo punto afferra Retegui con una presa da rugby e letteralmente lo ribalta a terra. De Marco è lì, a pochi passi, e nessuno meglio di lui può aver avuto percezione dell’intensità della prima spinta di Kayode e della seconda di Retegui. Mazzoleni però lo richiama al monitor e a quel punto è inevitabile che un ragazzo di 31 anni, alla sua prima partita in serie A, subisca la pressione di uno dei mammasantissima dell’Aia. Mazzoleni poi si perderà la gomita con cui Kouamè aprirà la faccia a Bani: rosso tutta la vita! Anche se ha smesso di arbitrare da diversi anni, continua a fare danni. Almeno per quanto riguarda il Genoa. Come dimenticarsi del rigore concesso alla Juventus per un fallo di Papastathopoulos su Del Piero che, sempre che ci fosse, era comunque stato commesso fuori area?
Una direzione di gara pesantemente condizionata dal Var non cancella però l’ennesima prestazione ricca di personalità del Genoa sul campo di una squadra che, almeno sulla carta, poteva disporre di più qualità e talento. La stessa partita che il Genoa aveva già giocato a Roma con la Lazio, a Bologna, a Napoli, a San Siro con l’Inter e a Torino con la Juve. La squadra di Gilardino scende in campo sapendo sempre la partita che vuole fare ma anche quella che non vuole permettere di fare all’avversario.
Lo scorso 19 agosto, all’esordio in campionato, era sembrato esserci una distanza siderale tra una neopromossa ed una squadra reduce dalla finale di Conference League. Ora il divario si è quasi annullato. Il Genoa è conscio delle proprie possibilità, ha maturato una grande autostima e va a giocarsela alla pari contro qualunque avversario. E fa un po’ sorridere sentire qualche commentare, ma anche qualche tifoso, sostenere che quello di Gilardino è un “non gioco”. Non stendere tappeti rossi al passaggio degli avversari e un punto di partenza importante sul quale poi provare a sviluppare la propria partita. E intanto Gudmundsson è tornato ad esprimersi su livelli alti. Quando ha messo giù con delicatezza un pallone che scendeva dal cielo dopo un rinvio di 60 metri di Martinez, agli esteti del calcio ha ricordato Mariolino Corso.
Resterà Gilardino al Genoa? Il tormentone rischia di andare avanti ancora parecchio perché la società rossoblù non ha preso una decisione in merito e nemmeno il tecnico che, non è un mistero, è nei piani proprio della Fiorentina. In mezzo tante chiacchiere e, come ha denunciato anche il presidente Zangrillo, anche notizie destabilizzanti. Il Genoa non offerto a Gilardino un contratto di tre anni ad un milione a stagione come è stato fatto circolare a Milano. Ma chi aveva convenienza a mettere in giro questa voce non vera?
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