Gaslini: una storia di eccellenza
di Paolo Lingua
Il 15 maggio del 1938 veniva inaugurato in pompa magna l’Istituto Pediatrico Giannina Gaslini. Il primo nel suo genere in Italia re che già disponeva d’uno staff medico-scientifco e professionale di altissimo livello, messo a punto dopo un attento confronto a livello europeo. Il fondatore, Gerolamo Gaslini, lombardo, classe 1877, naturalizzato genovese dall’adolescenza, controllava un impero industriale e finanziario (oleifici, immobiliari, imprese alimentari, banche) aveva perduto nel 1917 una sua figlia, Giannina, di soli 11 anni, per una peritonite non diagnosticata in tempo e curata male. Salito al successo economico nel dopoguerra, aveva cominciato a studiare il suo progetto alla fine degli anni Venti e nel 1931 aveva messo le basi della fondazione e progettato, in un’arra idonea, aperta, calda, soleggiata, in riva al mare, il suo ospedale modello, affidato all’architetto Angelo Crippa. Le foto dell’epoca ci mostrano l’architetto Crippa e Gerolamo Gaslini (per l’unica volta della loro vita) in orbace a ricevere il Duce, Benito Mussolini, venuto a inaugurare personalmente l’ospedale, in occasione d’una sua storica “tre giorni” a Genova.
Sulle motivazioni che spinsero Gaslini a fondare l’ospedale pediatrico, collegato all’Università di Genova e impegnato, accanto all’attività medica, anche a quella della ricerca scientifica, si è molto discusso. Accanto alla causa emotiva e sentimentale, per mantenere viva la memoria della figlia morta bambina, si era parlato d’una sanatoria per via di una evasione fiscale mai emersa ufficialmente. Una tesi, quest’ultima, mai dimostrata. Più probabile invece la volontà di dimostrare al Regime, come quasi tutti gli imprenditori di maggior peso in Italia, un impegno sociale e culturale. La pace con il fascismo fu per Gaslini, come per tutti i big dell’industria e della finanza, dettata da una sorta di opportunismo pragmatico, ma, a suo onore, non va dimenticato che nello statuto della fondazione dell’Istituto si precisa che i bambini debbono essere curati senza lacuna distinzione nazionale o sociale. Ovvero il contrario delle leggi razziale emanate in Italia pochi mesi dopo la fondazione dell’ospedale. Anzi, dopo il 25 luglio, Gaslini diede ordine di rimuovere una statua in bronzo di Mussolini che accarezzava una bambina. Il che gli costò una condanna da parte del tribulale di Salàò. L’imprenditore visse sino alla Liberazione (aiutò materialmente molti settori dei partigiani) nascosto in una banca di Milano che, poi, alla fine della guerra acquistò.
Il Gaslini, sin dalla sua fondazione, portò il segno della visione della vita del suo ideatore. Infatti Gaslini lo concepiva come una delle sue aziende. Cercava il meglio, scavava e approfondiva i mercati, si faceva informare sulle eccellenze individuali e sui risultati delle ricerche più avanzate. Ci teneva anche all’organizzazione interna, puntando anche a dar vita alle migliori scuole di perfezionamento di infermieristica e di ostetricia. Il Gaslini, che ebbe nel professor Giovanni De Toni, luminare della pediatria europea, il suo primo leader, è stato visitato da molti premi nobel: Renato Dulbecco, Albert Sabin, Christian Barnard, Rita Levi Montalcini che hanno tenuto corsi e lezioni. E, nel segno della impostazione iniziale dell’atto di fondazione (con il motto “pueris floribusque lumen solis”), è ancora oggi il centro di attività terapeutica per bambini di tutti i Paesi del mondo ed eccellenza scientifica, in grado di curare, come è avvenuto recentemente, anche piccoli che nessun nosocomio europeo e mondiale riesce ad affrontare.
Il Gaslini, dunque, da oltre ottant’anni è un po’ la seconda “lanterna” di Genova, una eccellenza tutta particolare che mantiene un primato anche se, negli ultimi quarant’anni, sono sorti alcuni istituti pediatrici in Italia (a Roma in particolare e a Firenze). Ci sono settori di terapia e ricerca che sono nati a Genova. In particolare la cardiologia infantile, le malattie del sangue, il centro oncologico, la dermatologia infantile, la poliomielite sino a quando non è stata debellata, tutte le variabili dell’ortopedia, per non parlare delle malattie rare e considerate sino a non molto tempo fa incurabili.
Al momento della sua morte, a 87 anni nel 1964, Gaslini, avendo solo una figlia, Germana, vedova e senza figli, decise, proseguendo l’impostazione della fondazione, via via modificata e aggiornata nel secondo dopoguerra, fece confluire tutto il suo patrimonio nella Fondazione Gaslini, il cui presidente, per statuto, è l’arcivescovo di Genova pro tempore, imitando la decisione prese quasi un secolo prima dai Duchi di Galliera, al momento della fondazione dell’omonimo ospedale. La fondazione ha sede nella villa in stile neogotico, da lui acquistata dal Governo del Giappone negli anni Venti. Sino a poco tempo fa era conservato intatto il suo studio operativo dominato da un grande biliardo, dove, a tappe contigue erano collocate le documentazioni di tutte le sue aziende. Gaslini aggirava il tavolo e si fermava ad esaminare caso per caso. Nella stanza, una realtà avveniristica negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, c’erano telefoni di collegamento con le Borse e gli Istituti Finanziari internazionali. Gaslini era informato per tempo delle variabili dei poteri d’acquisto e dei cambi valutari. Decideva perciò con una rapidità impressionante cosa e come acquistare, soprattutto le materie prime che servivano per le sue industrie (in particolare le basi per i suoi olii non di oliva). Va ricordato, per curiosità, che, dando vita a una joint venture con Vittorio Valletta, leader della Fiat, inventò la Genepesca.
Fu senatore a vita, dottore in medicina “Honoris Causa”, ma mantenne sempre un tono di vita semplice e spartano. Chiudeva le luci e le porte. Un po’ sul serio e un po’ per gioco. Aveva sempre creduto nelle sue scelte e nelle sue azioni concrete e operative. Ma il suo gioiello, che splende ancora, era l’ospedale dedicato alla sua bambina scomparsa così presto.
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