Fondi a Hamas: indagata giornalista-attivista di Torino. Sequestrato oltre 1 milione in contanti, la metà a Sassuolo

di R.S.

Storica attivista No-Tav, intrattiene contatti quasi quotidiani con Mohammed Hannoun, principale indagato dell'inchiesta della Dia di Genova

È al centro di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova un presunto sistema di finanziamenti ad Hamas che avrebbe raccolto circa sette milioni di euro attraverso varie associazioni in Italia. Nell’ambito dell’indagine, condotta dalla Digos con perquisizioni in diverse città, sono state eseguite nove misure cautelari e sequestrati oltre un milione di euro, insieme a dispositivi elettronici e materiali riconducibili all’organizzazione.

Tra gli indagati figura Angela Lano, giornalista e orientalista torinese di 62 anni, storica attivista No Tav e direttrice dell’agenzia di stampa Infopal. Lano è accusata di concorso in associazione con finalità terroristica e, secondo gli investigatori, sarebbe stata la responsabile della propaganda di Hamas in Italia, intrattenendo contatti quasi quotidiani con Mohammed Hannoun, presidente dell’associazione Palestinesi d’Italia e principale indagato. La casa di Lano a Sant’Ambrogio è stata perquisita dalla Digos, che ha sequestrato contanti, dispositivi elettronici e bandiere con simboli di Hamas. Già nel 2010, la giornalista era stata coinvolta in un episodio internazionale, a bordo della nave umanitaria “8000 – Freedom for prisoners. Freedom for Gaza”, assaltata dalla marina israeliana.

Emergono anche collegamenti con Mohamed Shahin, imam di Torino, che negli atti dell’inchiesta viene indicato come interlocutore di alcuni degli arrestati e coinvolto nello spostamento di denaro raccolto per Gaza. Shahin non risulta indagato, ma secondo gli investigatori dialogava con gli arrestati e facilitava il trasferimento di fondi attraverso altre persone, tra cui Mahmoud El Shobky, considerato il referente per la raccolta di denaro in Piemonte, Sicilia, Sardegna e lungo la costa adriatica. Conversazioni intercettate rivelano la gestione di conti correnti dedicati e la distribuzione dei fondi raccolti per sostenere Hamas.

Le operazioni della Digos hanno interessato 17 perquisizioni in varie città italiane, tra cui Genova, Milano, Roma, Torino, Bologna, Bergamo, Firenze, Monza Brianza, Lodi e Sassuolo. Oltre al denaro contante, in alcuni casi nascosto in intercapedini o garage, sono stati sequestrati computer, dispositivi elettronici e materiale propagandistico, tra cui opuscoli e chiavette USB contenenti canti celebrativi di Hamas.

Tra gli arrestati figura anche Ra’Ed Hussny Mousa Dawoud, noto come Abu Falastine, che secondo gli inquirenti avrebbe espresso apertamente la sua adesione a Hamas, raccontando incontri con leader come Ismail Haniyeh e documentando il proprio coinvolgimento tramite foto, video e documenti interni dell’organizzazione. Abu Falastine avrebbe coordinato la raccolta e il trasporto dei fondi in contanti, insieme ad altri referenti come Adel Ibrahim Salameh Abu Rawa, con consegne di cifre elevate in varie città italiane tra il 2024 e il 2025, arrivando quasi a due milioni di euro.

L’indagine mette in luce una rete articolata di contatti e operazioni finanziarie, con il coinvolgimento di figure legate alla comunità palestinese in Italia e a esponenti religiosi e culturali, evidenziando come il sostegno economico ad Hamas sia stato gestito tramite associazioni e canali apparentemente legittimi. Le autorità continuano ad analizzare i dispositivi sequestrati e il materiale informatico per ricostruire nel dettaglio l’entità e le modalità dei finanziamenti.

Reazioni delle comunità palestinesi in Italia - Le comunità palestinesi in Italia hanno diffuso un comunicato in cui affermano che “la solidarietà con il popolo palestinese non è terrorismo” e manifestano “piena fiducia nella magistratura italiana”, esprimendo al contempo “profonda preoccupazione per quanto sta avvenendo nel Paese in relazione agli arresti recenti, che rischiano di assumere i contorni di un'azione repressiva nei confronti del movimento palestinese e della solidarietà con la Palestina”.

La nota, inviata da Khader Tamimi della comunità lombarda, sottolinea la necessità di rispettare “i principi fondamentali dello Stato di diritto, affinché siano assicurati trasparenza, imparzialità e piena tutela dei diritti di tutte le persone coinvolte”. Le comunità concludono ribadendo l’impegno a operare “con determinazione contro l'occupazione israeliana per la difesa del diritto all'autodeterminazione, alla libertà e alla giustizia sulla base delle Risoluzioni ONU e della legalità internazionale”.

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