Emigranti e nuovi orizzonti, Gargiulo: "L'importanza di insegnare l'italiano"
di Marco Garibaldi
Le parole di Aniello Gargiulo, consigliere CGIE per il Cile
Al convegno organizzato negli studi di Telenord "Emigranti e nuovi orizzonti" è intervenuto anche il consigliere CGIE per il Cile, Aniello Gargiulo.
"Le migrazioni italiane iniziano nella seconda metà dell’ottocento ed è un’emigrazione piuttosto spontanea. Gran parte della popolazione si stabilisce soprattutto al nord e nella zona di Valparaíso. È una emigrazione selettiva, il Paese era piccolo e doveva crescere quindi il governo dell’epoca cercava chi potesse dare un contributo allo sviluppo del paese. Nel nord gli italiani iniziano a coltivare la vite e a coltivare le olive, soprattutto nel deserto, e anche l’allevamento delle mucche con la produzione del latte. Questa emigrazioni spontanea è avvenuta sempre e continua ad avvenire anche oggi.
Ci sono stati anche due tentativi di emigrazione organizzata: una a inizio del '900 proveniente dall’Emilia-Romagna al sud del Paese e un altra poi nella seconda metà del '900 a nord con i trentini. Quest’ultima era un accordo da governo a governo per esempio. Oggi in questa regione troviamo lo sviluppo agricolo e lo sviluppo industriale che è stato determinato dalla capacità di lavoro e dalla resistenza che hanno avuto questi 60/70 famiglie del Trentino.
Oggi noi abbiamo abbiamo circa 70.000 iscritti all’anagrafe degli italiani all’estero nel nostro consolato e abbiamo 300.000 figli e nipoti di italiani che ogni giorni si raccolgono intorno al consolato perché chiedono la cittadinanza. Quindi la cittadinanza ius sanguinis è quella che caratterizza una costituzione delle nostre nuove comunità per le quali esiste un problema, un problema che deve essere affrontato anche con l’aiuto vostro dall’Italia, di dare un senso a questa cittadina perché la maggior parte, soprattutto perché nelle famiglie dell’emigrazione si parlava di dialetti, oggi non si parla la lingua italiana".
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