Duci bacchetta il governo: "Basta passerelle, servono programmazione e soluzioni"
di Marco Innocenti
Il presidente di Federagenti: "E' finita la fase di calo dei traffici ma siamo ancora in un momento di profonda incertezza"
"Si è fermata la crescita del buio ma siamo ancora in una fase di profonda incertezza in cui è fondamentale preservare le filiere. Serve un supporto pubblico che per il mondo marittimo non c'è stato". Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti, sintetizza così la situazione attuale per un settore che non si è mai fermato con la pandemia, ad eccezione delle crociere, ma paga un prezzo altissimo in termini di perdita di fatturato all'emergenza Coronavirus.
"Si è interrotta la fase di decrescita dei traffici, che dipendono in maniera diretta dal commercio internazionale, già in crisi per le tensioni fra Paesi, cui si è sommata l'emergenza Covid - spiega -. Ora la Cina sta iniziando a rivedere l'attività di export a livelli pre-crisi ma l'import è ancora inferiore del 10-15% perché sta utilizzando le scorte rimaste dallo stop alla produzione. E la situazione degli Usa ha ancora un punto interrogativo. C'è quindi attesa di un miglioramento fra luglio e agosto e la speranza che prosegua nella seconda parte dell'anno in assenza di una recrudescenza del Covid fra settembre e ottobre. Però bisognerà capire quanto sarà a macchia di leopardo a livello mondiale".
La World Bank prevede una contrazione dell'economia del 5,2%, la peggiore recessione dalla Seconda Guerra Mondiale. "Siamo di fronte a effetti che non possono essere gestiti solo in una logica di breve periodo". Dal governo è arrivata la cassa integrazione e in deroga, ma Duci chiede sostegno finanziario per superare la crisi, unito a "programmazione, analisi dei problemi e identificazione delle soluzioni" e meno "passerelle".
"Nell'ambito della 'gerarchia della disperazione', il criterio adottato dal governo per gli aiuti a favore dei diversi settori economici - dice ancora Duci - come marittimo siamo stati valutati meno "disperati" di altri, ma è un'analisi superficiale, frutto di una non conoscenza delle attività operative. L'integrazione salariale può valere nel periodo brevissimo del lockdown, ma se le attività devono andare avanti per garantire la filiera di approvvigionamento ti ritrovi con costi rigidi e meno ricavi: è lì che doveva arrivare il sostegno".
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