Dopo la crisi del Mar Rosso, Suez guarda al 2026 ma il mondo dello shipping è cambiato
di Redazione
L’Egitto, che ha perso miliardi di dollari di entrate, è il primo a spingere per il rientro delle grandi rotte
A due anni dall’inizio degli attacchi Houthi nel Mar Rosso, che hanno spinto gran parte del traffico marittimo a deviare verso il Capo di Buona Speranza, il 2026 viene indicato come l’anno di un possibile ritorno alla normalità. Ma lo scenario globale è ormai diverso e il ripristino dei flussi attraverso il Canale di Suez non sarà automatico.
L’Egitto, che ha perso miliardi di dollari di entrate, è il primo a spingere per il rientro delle grandi rotte. L’Autorità del Canale ha avviato una strategia fatta di sconti, test operativi e rassicurazioni sulla sicurezza, ma le compagnie restano caute. Solo pochi operatori hanno riattivato servizi regolari, mentre i principali gruppi continuano a privilegiare la circumnavigazione africana.
Nel frattempo, proprio l’Africa ha beneficiato dei nuovi equilibri: porti come Lagos, Lamu, Lomé e quelli sudafricani hanno ampliato capacità e infrastrutture, registrando volumi record e attirando nuovi investimenti. La rotta attorno al continente non è più considerata un ripiego, ma una valida alternativa strutturale.
Le previsioni degli armatori indicano comunque una graduale ripresa del traffico a Suez nel 2026, anche se l’instabilità in Medio Oriente continua a pesare. Da qui nascono nuovi progetti strategici, come il corridoio India-Europa Imec, che combina trasporto marittimo e terrestre. Un segnale chiaro: la crisi del Mar Rosso ha accelerato un ripensamento profondo delle rotte globali, destinato a lasciare il segno anche dopo Suez.
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