Mamma tagliata a pezzi, la figlia in lacrime, "non so perchè l'ho fatto"

di Michele Varì

4 min, 3 sec

Oggi davanti al Gip via skype per l'interrogatorio di convalida, sarà chiesta una perizia psichiatrica per farla curare

Mamma tagliata a pezzi, la figlia in lacrime, "non so perchè l'ho fatto"

"Non so perchè l'ho fatto, mi rendo conto che ho fatto una cosa orribile e mi dispiace molto perchè volevo bene alla mamma, ma quando l'ho vista morta ho perso la ragione e ho avuto paura che potessi essere incolpata della sua morte così ho deciso di fare sparire il suo corpo..."

Lo ha detto piangendo Giulia Stanganini nel primo interrogatorio a cui è stata sottoposta dagli inquirenti dopo la confessione che ha permesso di fare rinvenire i resti della mamma Loredana Stupazzoni,  63 anni,  che ha fatto a pezzi con un coltello dopo, come sostiene lei, averla trovata impiccata in cucina. 


La Stanganini arrestata per la soppressione del cadavere e indagata per omicidio volontario oggi sarà sottoposta all'interrogatorio di garanzia dal gip Riccardo Ghio, un faccia a faccia a distanza via skype come prevedono le norme anticontagio: il giudice in tribunale, l'arrestata nel carcere di Pontedecimo insieme al suo legale, l'avvocato Chiara Mariani.


L'indagine avviata dalla polizia per accertare le cause del decesso della sessantenne sono partite dal sopralluogo svolto dalla scientifica nell'appartamento di via Bertuccioni, a Marassi, ed è proseguita dall'esame autoptico effettuato dal medico legale Francesco Ventura indicato dal pubblico ministero Sabrina Monteverde, a cui ha preso parte anche il medico legale Marco Salvi nominato dall'avvocato difensore.


L'accertamento necroscopico non è ancora concluso per un motivo procedurale perchè prima di effettuare alcune perizie era necessario attendere il responso che accertasse la negatività al Covid19 della vittima, esito giunto nelle scorse ore. 


Dalle prime indiscrezioni è emerso che sul collo della Stupazzoni sono stati rinvenuti segni compatibili con una morte per impiccagione che potrebbero avvalorare la confessione della figlia.

Nessuna traccia nella casa invece della corda che la pensionata avrebbe usato per uccidersi: la figlia ha raccontato di averla gettata nella spazzatura insieme al coltello usato per sezionare il corpo della mamma. La donna, sarebbe emerso nell'accertamento necroscopico, nel suo folle e macabro rituale si sarebbe disfatta di alcuni parti del cadavere. Questo farebbe ipotizzare che forse voleva buttare in modo graduale tutti resti della mamma che aveva chiuso in sacchetti della spazzatura e secchi di vernice.

La donna poi, forse ritrovando un barlume di lucidità, dopo tanto orrore è crollata, dopo giorni e giorni di convivenza con i resti del cadavere della mamma da lei fatti a pezzi venerdì scorso ha preso un taxi all'alba e si è recata in piena notte a confessare quanto aveva fatto. Consapevole che poteva non essere subito creduta ha scattato delle foto ai sacchi con il cadavere custoditi nel piatto della doccia del bagno e le ha mostrate ai polziotti a cui ha consegnato le chiavi di casa.

L'avvocato difensore della donna chiederà che la sua assistita venga sottoposta ad una perizia psichiatrica che ne attesti l'incapacità di intendere e di volere nel momento in cui ha commesso il reato affinchè venga al più presto ricoverata in una struttura idonea.

Ora tocca ai poliziotti della squadra mobile scoprire se ha raccontato solo una parte della verità. 
La Stanganini, una donna esile e minuta, come la mamma, era molto provata dalla morte del figlioletto di tre anni e mezzo (avuto con un ex compagno tunisino), avvenuta lo scorso novembre nella casa di via Berghini, a San Fruttuoso, per un arresto cardicircolatorio e una crisi respiratoria. 
Da quel momento il rapporto con la madre, già problematico, era diventato ancora più conflittuale.

La donna aveva deciso di lasciare la casa di via Berghini perchè provava troppo dolore ad abitare il posto in cui aveva perso il suo bambino. 
Forse ad assillarla è stato anche un senso di colpa: la donna infatti a causa di gravi problemi di udito utilizza una protesi che però la notte disattiva, dunque forse non ha udito le richieste di aiuto del piccolo,  o forse no visto che il bambino, proprio per i gravi problemi di udito della mamma era stato abituato in caso di bisogno a svegliare la mamma toccandola.
L'indagine sulla morte del bambino è stata avviata dai carabinieri e l'autopsia sul bambino era stata effettuata dallo stesso medico legale Ventura che ha svolto l'accertamento necroscopico sui resti della mamma.

L'esito dell'esame necrospico sul piccolo formalmente non è stato ancora concluso e consegnato, ma dalle indiscrezioni trapelate ad uccidere il bambino sarebbe stato un malore e sul suo corpo non sarebbero trovate tracce di lesioni o violenze.

L'indagine starebbe cercando di valutare anche la condotta di un pediatra a cui la Stangani (nella foto a destra, a sinistra invece una vecchia foto della madre) aveva raccontato dei problemi respiratori aggravati da una forma di catarro del figlioletto: il medico si sarebbe limitato ad dare un consiglio al telefono invitandola a fare dell'aerosol al piccolo invece di recarsi a domicilio per una valutazione più adeguata.