Delitto Scagni, la sorella di Cucchi: "Lo Stato si è voltato dall'altra parte"

di Redazione

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Lunga lettera della senatrice e vicepresidente commissione Giustizia alla madre di Alice e Alberto

Delitto Scagni, la sorella di Cucchi: "Lo Stato si è voltato dall'altra parte"

"La malattia di Alberto era sotto gli occhi di tutti e tu hai invano supplicato aiuto per una tragedia ampiamente annunciata che ti ha costretta, impotente, ad assistere all'assassinio di Alice da parte del proprio fratello impazzito". Lo scrive la senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, in una lettera indirizzata ad Antonella Zarri, la mamma di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto.

"Un femminicidio assurdo, senza scopo e senza movente, dove chi avrebbe dovuto intervenire si è voltato dall'altra parte. Ora ti trovi di fronte ad una Giustizia ostile perché hai osato dire ciò che è ovvio e che tutti noi pensiamo". La lettera aperta della vicepresidente della commissione Giustizia arriva 24 ore dopo la polemica sollevata per il taglio della lista testimoniale presentata dagli avvocati dei genitori. Il presidente della Corte d'assise aveva motivato rifacendosi a una interpretazione del ruolo delle parti civili che "si devono limitare alla condanna e al risarcimento danno".

"Lo Stato, nonostante tutti i vostri sforzi tesi a chiedere aiuto, si è voltato dall'altra parte e ora è contro di voi perché avete osato chiedere giustizia. Non mi sarei espressa su questo se non avessi letto i numerosi interventi del vice capogruppo di Fdi alla Camera Antoniozzi. 'Scagni non è matto, questa è una narrazione inaccettabile'. Tutto questo perché se i poliziotti avessero fatto il loro dovere oggi Alice sarebbe ancora con voi e Alberto sarebbe curato come gli è dovuto".

"Cara Antonella - prosegue la lunga lettera della senatrice Cucchi - posso dirti in tutta coscienza ma con grande amarezza che ti sei scelta l'avvocato sbagliato. Lui ha fatto la differenza in tanti processi importanti, compreso il mio. Ora leggo che secondo i giudici del tuo processo, 'la parte civile assolve una funzione sommamente vicaria rispetto a quella svolta nel giudizio dal pm'. Mi basta questo per dirti, Antonella, di cambiare avvocato. Non me ne voglia Fabio (Anselmo, ndr) che è anche il mio compagno. Posso solo dirti che in tanti processi come quello, per esempio, per l'uccisione di Federico Aldrovandi pm e giudici non la pensavano certo cosi. Non hanno mai costretto Fabio a chiedere soltanto i danni - sottolinea Cucchi - . Superfluo, credo, parlarti anche del mio, anzi dei miei processi. Dall'alto di 13 anni per 160 udienze e 16 gradi di giudizio posso dirti che Fabio ha, agli occhi di qualche magistrato, la colpa di essere solo un avvocato. Questo non è accaduto durante gli anni in cui, per la mia famiglia e per tutti noi, lo Stato si è riscattato mettendo in campo magistrati capaci e onesti e determinati nel raggiungere la verità. Se Fabio si fosse dovuto limitare soltanto a chiedere soldi per risarcimenti nei primi 6 anni di battaglie giudiziarie, ed essere ristretto a quel ruolo 'sommamente vicario' rispetto a pm che non volevano vedere quelle verità che poi loro stessi colleghi avrebbero dimostrato - conclude Cucchi -, i casi Aldrovandi e Cucchi sarebbero stati 'casi di negata giustizia'".