Da oltre 12 anni si parla del “ribaltamento a mare”…
di Paolo Lingua
Cgil, Cisl e Uil nei giorni scorsi hanno ripreso pubblicamente, e con ragione, la questione, per adesso ancora insoluta, del “ribaltamento a mare” che riguarda l’ampliamento e potenziamento della Fincantieri che ha sede storica a Sestri Ponente. De progetto, sulla carta, si parla da più di 12 anni sul piano “concreto”, ma se ne era adombrata l’ipotesi ancora qualche anno prima. Il progetto, decisamente gradito dalla stessa Fincantieri, avrebbe un potenziale, sul piano imprenditoriale e occupazionale, di alto profilo, considerati anche gli altri profili collegati. L’azienda cantieristica nazionale ha molte commesse a livello internazionale per la realizzazione di navi mercantili, container e da crociera che saranno spalmate sui diversi cantieri italiani. Ma un potenziamento operativo di Genova porterebbe un balzo in avanti e un incremento di mercato a livello internazionale. Ma, purtroppo, Genova ha una tragica tradizione di lentezza nei confronti degli interventi che hanno le caratteristiche strutturali d’una certa dimensione.
Si ondeggia tra enti locali e nazionali, si studiano gli effetti positivi e negativi, si temono ricorsi amministrativi, per non parlare delle oscillazioni politiche e del gioco dei veti incrociati. Se il “ribaltamento a mare” delle Fincantieri avesse avuto il corso normale di decollo, simile nei paesi occidentali (lasciamo da parte le dittature), oggi avremmo già l’opera finita e sarebbe possibile affrontare in maniera competitiva il mercato mondiale. Hanno fatto bene, a questo punto, i vertici sindacali a dare un colpo, quantomeno mediatico, al progetto, facendo anche riferimento, nel coso fosse possibile, all’intervento finanziario, anche parziale di una tranche del “Recovery Found” che dovrà essere presentato e poi approvato, a livello europeo. I sindacati hanno lasciato aperto – e anche a loro volta se ne stanno rendendo conto – un dibattito sul “Recovery”, perché, e questo per alcuni aspetti sulla stessa linea del mondo imprenditoriale, c’è un timore diffuso ancora in questa fase nella quale stanno intervenendo i partiti politici in confronto con il Governo.
C’è una preoccupazione di fondo: che, al di là dei progetti di trasformazione del sistema (giustizia, economia “verde”, digitalizzazione diffusa) richiesto dai vertici europei, una larga parte dei finanziamenti finiscano in provvedimenti a pioggia a fini elettorali e di recupero del favore di segmenti della società. I provvedimenti a pioggia – la storia del passato e anche dei nostri tempi lo insegna – servono a raccogliere un superficiale e momentaneo consenso, ma non hanno alcun fine pratica per il rilancio dell’economia produttiva e dell’occupazione. Proprio su Genova e sul porto , al di là del progetto del “ribaltamento a mare” della cantieristica, incombono grandi opere , tutte concentrate sul rilancio economico concreto: dallo spostamento della diga foranea (per consentire l’arrivo e l’attracco delle unità di ultima generazione) di cui si discute da un buon decennio sino alla delicata dei collegamenti al porto di autostrade e ferrovie, per lo smaltimento più rapido di merci e passeggeri.
Nello stesso tempo resta sempre rinviata la realizzazione della “Gronda” autostradale e dei potenziamenti ferroviari, mentre, per fortuna, il Terzo Valico prosegue nella sua realizzazione. La Liguria deve risolvere, nei tempi più rapidi possibili, tutti nodi che bloccano o ritardano il potenziamenti dei sistemi di comunicazione e di trasporto perché è proprio sullo spostamento delle merci e della movimentazione civile (turistica in particolare) che si regge l’asse più forte della sua economia che però non è una realtà del territorio fine a se stessa, ma è piuttosto il nodo cruciale del sistema nazionale e, per ovvia conseguenza, internazionale. In questa chiave è fondamentale l’attenzione del governo e dell’Europa sullo stato generale del sistema portuale, autostradale e ferroviario della Liguria.
Purtroppo, dall’inizio degli anni Novanta in poi, il gioco delle pause, dei dibattiti, dei veti incrociati si è incancrenito, anche per le competenze, a volte frutto di necessità e di condizioni giuridico-istituzionali, tra le realtà locali e quelle nazionali. La Liguria è stata anche attraversata, per alcuni anni, dalla diffusione del folle messaggio della “decrescita felice” (in particolare coltivata dal M5s che adesso ne parla molto meno ). Ora, di fronte a una situazione che ha bisogno di scelte urgenti, e anche sul modello vincente della ricostruzione del Ponte Morandi con il sistema commissariale, i sindacati hanno capito che è necessario dare una spallata alle pause e alle esitazioni del passato. E’ finita l’era dei dibattiti pubblici interminabili e irresoluti. Ma le risposte dovrebbero arrivare in pochi mesi se non addirittura in poche settimane.
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