Covid: il governo stringe le maglie
di Paolo Lingua
Probabilmente anche i vertici mondiali del mondo scientifico e sanitario non si aspettavano la crescita, in tutto il mondo, del diffondersi dei contagi e delle continue mutazioni della pandemia. E questo è avvenuto anche in Paesi come l’Italia che pure è additata,m a livello internazionale, come un modello a tutti i livelli. Tanto è vero che anche gli Stati meno severi dell’Occidente – Inghilterra, Francia, Germania, e soprattutto gli Stati Uniti – si muovono verso l’esempio italiano e strngono i freni, anche se la loro opinione pubblica scalpita nella speranza di tornare a una vita pubblica più libera. Ma la voglia di libertà e il desiderio ansioso di una ripresa economica e quindi, alla fin dei conti, d’un ritorno alla normalità si scontrano contro la diffusione che sembra non arginabile dei contagi.
E’ indubbio che sulla diffusione influiscono i grandi limiti – di controllo e di scarsa vaccinazione – dei Paesi meno evoluti ma che, comunque, hanno intensi rapporti con l’economia dei Paesi cosiddetti di prima fila. Sulla base di questa situazione non modificabile, il giro di boa del nuovo anno si presenta all’insegna della severità e dell’aumento dei controlli. In Italia abbiamo già avuto la chiusura delle discoteche – scelta che ha sollevato un mare di proteste ma che era inevitabile – oltre che una serie di pesanti limitazioni per chi frequenta locali al chiuso (ma anche all’aperto come gli stadi), ma che coinvolge i mezzi pubblici, i ristoranti, i bar, i teatri, i cinema, le palestre, ecc. Ma il super green pass sarà necessario anche sui mezzi pubblici – treni, metropolitane e persino normali bus – il che significa che gli spazi dei no bvax si vanno sempre più restringendo.
La linea del governo, in pieno accordo con i vertici sanitari, è quella di rendere il vaccino obbligatorio di fatto. E in effetti, sul piano dell’opinione pubblica, lo spazio dei no vax e dei predicatori delle tesi più assurda al riguardo si sta facendo sempre più stretto. In primo luogo le più banali statistiche spiegano che una delle cause della recrudescenza della pandemia è la diffusione tra i non vaccinati che sono la stragrande maggioranza dei ricoverati in terapia intensiva e persino dei decessi. Quel 10% di non vaccinati in Italia sono la calamita dell’infezione sia come soggetti fragili ed esposti, sia come elementi di comunicazione e di diffusione del Covid. Tanto è vero che sono nettamente scemate le manifestazioni di piazza e di protesta. Il messaggio no vax ha sempre meno presa sull’opinione pubblica. E crescono i “pentiti” che corrono a vaccinarsi.
Quello su cui l’opinione pubblica si interroga in queste ore riguarda le decisioni che saranno prese dopo il 10 di gennaio, come del resto il governo ha già anticipato. Sembra certa la decisione di allargare le regioni in fascia gialla e di inserire molti territori in fascia arancione. Il che significa la crescita delle restrizioni sia sul lavoro, sia nella vita pubblica. Sarà esteso l’obbligo di green pass in quasi tutti i luoghi di lavoro. E i non vaccinata potrebbero essere obbligati a lavorare da casa anche con limiti di movimento sugli stessi mezzi pubblici. Non è escluso – anzi è assai probabile – che in primavere si possa passare alla cosiddetta “quarta dose” perché si punterà ad accorciare i tempi di durata del vaccino (da nove a sei mesi) perché la potenzialità di difesa dall’infezione con i passare del tempo può scendere dal 90% al 60%. Alcuni studiosi internazionali stanno studiano l’ipotesi che si possa passare con il tempo dalla fase pandemica a quella endemica (come l’influenza tradizionale) e che quindi il vaccino possa passare a una pratica annuale importante e consigliabile. Si stanno studiando anche altre forme di farmaco (anche pillole), ma la ricerca scientifica è messa a dura proava dalle continue variabili del Covid.
Con un riferimento, in questo caso peculiarmente italiano, indipendentemente dal fatto che la diffusione dei contagi possa poi subire in frenata dopo febbraio, molte decisioni del governo, compresa quella più importante come l’obbligo della vaccinazione per tutti (ma ci sarebbero già consensi a destra e a sinistra) , saranno legate al mese-chiave nel corso del quale dovrebbe risolversi la delicatissima questione dell’elezione del Presidente della Repubblica. Perché ci sarà una pausa nelle decisioni strategiche e si capirà se emergeranno nuovi equilibri tra i partiti che attualmente sostengono l’esecutivo di Draghi. Per non parlare del rischio di possibili elezioni politiche in primavera, evento che sono in pochi a volere ma che potrebbe non essere escluso tra le tante ipotesi che ci riserva l’immediato futuro. Urgenze e ritardi, opportunità politiche e di propaganda potrebbero venire a conflitto in un clima politico poco chiaro. Per non parlare delle incognite che riserva ormai la pandemia che sta cambiando profondamente le nostre vite. Per il momento, a meno di 24 ore, ci attende un Capodanno silenzioso e prudente che forse non era previsto all’inizio dell’autunno. Ma è certamente meglio non correre alcun rischio, visto che ci vuol poco a diffondere ilo virus, non importa se in forma lieve e meno grave. E’ il momento, anche strategico, della massima cautela.
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