Covid, boom di contagi nel carcere di Marassi. Sono 100 i detenuti positivi
di Redazione
Fabio Pagani (UilPa): "A fronte di tutto ciò ripetiamo alla guardasigilli, Marta Cartabia, e al Governo tutto, che anche noi vorremmo una parola di giustizia"
Contagi da Sars-Cov-2 in forte aumento nelle carceri italiane, secondo il bollettino del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, datato 20 gennaio 2022, erano 3.287 i detenuti positivi al covid, 1.670 gli operatori, per un totale di 4.957. Boom di contagi soprattutto tra i detenuti, con un aumento di 662 in soli tre giorni.
"Quello che procura più sconcerto è che si stia facendo pochissimo o niente per contrastare questo aumento esponenziale dei contagi - commenta il segretario regionale UilPa Polizia penitenziaria Fabio Pagani -. In alcuni istituti si assecondano le richieste dei detenuti e si consente la convivenza fra positivi e non, talvolta anche a celle costantemente aperte . Una sorta di lockdown al contrario di cui non si comprende il senso, a meno di non volerlo leggere come una sostanziale resa dello Stato".
Secondo Fabio Pagani occorre intervenire immediatamente con la chiusura delle attività non essenziali: "Per tale motivo, che denunciamo da tempo senza tema di smentita, pensiamo che il numero dei detenuti affetti da coronavirus sia significativamente più alto di quello indicato". Numerosi i focolai presenti tra i detenuti: 113 i positivi al covid a Torino, 171 a Firenze Sollicciano, 168 a Napoli Poggioreale, 160 a Busto Arsizio, 146 a Napoli Secondigliano, 124 a Milano San Vittore, 119 a Pavia e 100 nella casa circondariale di Genova Marassi.
"Tutto ciò avviene nell’impossibilità di garantire il distanziamento e, talvolta, persino un reale isolamento per i positivi, con un protocollo di sicurezza sanitario vecchio e inadeguato e senza sufficienti dispositivi di protezione individuale - aggiunge il segretario regionale UilPa -. Dopo la prima (sic!) dotazione di 6mila mascherine Ffp2 annunciate dal Ministero della Giustizia il 10 gennaio scorso, non abbiamo mai avuto notizie di una seconda. A fronte di tutto ciò ripetiamo alla guardasigilli, Marta Cartabia, e al Governo tutto, che anche noi vorremmo una ‘parola di giustizia’, ma vorremmo soprattutto poter udire qualche bisbiglio di concretezza: sinora abbiamo ascoltato solo parole vuote. Del resto, lo sappiamo già: i ministri e i governi passano, le carceri, gli operatori e i detenuti rimangono, con i loro problemi sempre più gravi".
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