Corso (Lega) attacca Salis e Pinotti: "Insensato togliere ai figli cognome padre, Pd non ha altre priorità?"
di R.P.
Assessore Pari Opportunità Comune Genova: "Il Pd è il partito dell'inclusione o dell'esclusione?
Francesca Corso, segretario provinciale Lega Genova e assessore comunale alle Pari Opportunità, attacca Silvia Salis, candidata alla carica di sindaco di Genova, e Roberta Pinotti ex ministro della Difesa, sul tema dell'attribuzione ai neonati del solo cognome della madre: “Ma quello è il partito che garantisce parità ed inclusione, come afferma in modo ipocrita la candidata del Pd Silvia Salis, o piuttosto disparità ed esclusione, come in sostanza indicano le ‘geniali’ idee dell’ex Ministro della Cultura Dario Franceschini sostenuto dall’ex Ministro genovese alla Difesa Roberta Pinotti? Già oggi molti papà, in primis quelli separati, vengono esclusi e trattati come genitori di serie B o relegati in ruoli marginali. Ma per il futuro, con la proposta del tutto insensata del Pd di togliere ai bimbi il cognome del padre lasciando soltanto quello della madre, il centrosinistra sembrerebbe accusarli delle iniquità talvolta presenti nella nostra società e volerli cancellare dalle proprie famiglie".
"Anziché trovare un punto di equilibrio - prosegue la Corso - che non renda nessun genitore invisibile, loro i problemi li risolvono così. Invece del doppio cognome o della possibilità di scelta che già oggi esiste, hanno avuto questa ‘brillante’ pensata, che è anche uno dei tanti esempi di ipocrisia e contraddizione di quel partito. A sostegno di tale progetto non inclusivo ieri si è schierata pure l’ex Ministro della Difesa, che evidentemente non ha altre priorità, nemmeno per la sua Genova. La stessa che in un’intervista ha denunciato come ‘nel Pd resta un maschilismo non esplicito ma radicato’ e che ‘il predominio degli uomini resiste anche nel partito sui territori’.
"Per combattere le discriminazioni, laddove presenti, servono provvedimenti seri e concreti, che non mettano in contrapposizione uomini e donne, ma li rendano complici in una battaglia di civiltà. Per anni le sinistre hanno tentato di far credere a tutti che la tutela dei diritti fosse appannaggio di quella sola parte politica. Oggi, ancora una volta, ci si rende conto di quanto certi slogan - conclude - siano soltanto specchietti per le allodole”.
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