L'Addio al Rigon della Compagnia Italiana di Prosa

di Redazione

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Genova perde il Teatro Rigon e un punto di riferimento culturale importante per il tessuto sociale della zona

L'Addio al Rigon della Compagnia Italiana di Prosa

Cala il sipario su un luogo storico di Genova: il Teatro Rigon. Le considerazioni di Elena Siri della Compagnia Italiana di Prosa che resta così, al momento, senza sede Genova perde altresì un altro tassello importante della sua storia e della cultura.

Lettera aperta alla Serva di Dio Ermelinda Rigon.

 

Cara Ermelinda,

oggi si chiude la nostra avventura teatrale e spirituale nella tua casa.

Io, insieme a tante persone, abbiamo creduto 6 anni fa al progetto educativo che tu nel 1924 avevi pensato e costruito nella città di Genova. Lì dove i figli delle operaie delle Manifatture Tabacchi si ritrovavano, imparavano a leggere e a scrivere, scoprivano il cinema appena inventato  e provavano a recitare su un vero palcoscenico…  ecco proprio lì su quelle stesse tavole noi abbiamo in questi anni riportato le emozioni di tanta gente, la poesia di tanti poeti, le voci e le risate di tante persone. Lì abbiamo ritrovato Shakespeare, Gogol, Pirandello, Aristofane e abbiamo capito e imparato cose meravigliose. Il luogo era abbandonato da anni; dopo che le tue consorelle avevano chiuso l’Istituto Magistrale Tomaso D’Aquino il teatro annesso era rimasto vuoto e utilizzato come magazzino di sgombero, non aveva più servizi igienici e non era agibile. Noi e i nostri compagni di viaggio ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo messo i soldi per la ristrutturazione costruendo i bagni, risistemando i pavimenti,  i muri, il palcoscenico e dotando il teatro di un impianto elettrico moderno e a norma di legge. Non è stato facile, ma con una raccolta fondi pubblica abbiamo avuto il sostegno di molte persone che erano affezionate al Teatro Rigon, che si ricordavano della scuola S. Tomaso D’Aquino, e le più anziane si ricordavano anche di te e ci hanno parlato di come eri.

L’Ente Ecclesiastico Cenacolo Domenicano ci ha permesso di utilizzare il Teatro con un comodato gratuito in cambio dei lavori di ristrutturazione completamente a nostro carico. Il progetto provvedeva un utilizzo di 12 anni (6+6 rinnovati tacitamente). Poi però Il Cenacolo ha cambiato idea e ci ha comunicato che aveva altre intenzioni per l’utilizzo dell’immobile. Pare che l’intero palazzo (il cui piano terra ospita il teatro) diventerà una casa di cura, una struttura di assistenza sanitaria. Pertanto dopo i primi 6 anni, cioè il 30 aprile 2020 si ritira dall’accordo e rivuole la disponibilità del teatro. Ora si ritrova una sala bellissima, messa in sicurezza, rinnovata e a norma e non lo scantinato che ci aveva consegnato.

Cara Ermelinda  tu ci insegni che non siamo padroni del nostro destino e dobbiamo accettare le cose come sono, mantenendo la fiducia e la speranza. Però ti confesso che il dispiacere è tanto. Lasciare questo teatro per il quale abbiamo speso tante energie, e dove abbiamo condiviso affetto, cultura, divertimento e momenti importanti della nostra vita è un colpo al cuore. Ci sentiremo orfani per un po’,  senza una casa artistica, senza un luogo di incontri, di studio, di prove e di emozioni da condividere.

Voglio dirti che siamo stati bene nella tua casa e che l’abbiamo amata, curata e mantenuta al meglio, con tutte le nostre forze: l’abbiamo “custodita” come un valore perché il Teatro Rigon è un valore, perché i luoghi dove le persone si vogliono bene, imparano  e accrescono la loro umanità sono un valore per tutta la comunità.

Ringraziamo Angela Quiretti e Rosario Scicolone senza i quali questo progetto non sarebbe mai nato, tutte le persone che ci hanno creduto e che ci hanno sostenuto, tutti i soci e gli allievi che hanno seguito i corsi di recitazione, il pubblico che ha partecipato ai nostri piccoli/grandi eventi, tutti gli amici.

Un ringraziamento anche a Suor Andreina, che ci mostrò questo teatro segreto molti fa e a suor Dulia per la sua amicizia.

E allora ce ne andiamo… portiamo via le nostre cose, le scene, gli oggetti, i costumi e andiamo a costruire il nostro mondo teatrale da un’altra parte, consapevoli che non troveremo più una casa così bella, antica, accogliente e capace di far nascere in un attimo la magia del palcoscenico.

Grazie Ermelinda di averci accolto e protetto fino ad oggi. Ora… chiudiamo la porta… e andiamo via.

 

Elena Siri e Saverio Soldani        -       La Compagnia Italiana di Prosa- Associazione Culturale