Claudio Scajola: "Forza Italia partito evanescente. Ma Toti non è credibile"
di Fabio Canessa
2 min, 54 sec
Il sindaco di Imperia: "Anche lui era nel cerchio magico". E apre a Calenda: "Condivido quello che dice"
“Forza Italia? Un partito evanescente. E Toti non è credibile, perché anche lui ha contribuito a chiudere il partito”. Claudio Scajola, sindaco di Imperia, contattato da Telenord nella settimana dopo il voto per i Comuni e per l’Europa, non risparmia colpi a nessuno. Nel suo Ponente è successo qualcosa che riassume bene le contraddizioni del momento. A Sanremo e Ventimiglia la Lega ha preso più o meno il 40%, ma il risultato amministrativo non combacia del tutto: alla frontiera il centrodestra piazza Scullino contro Ioculano, ma nella città dei fiori ha trionfato Biancheri, sostenuto anche dal Pd, nonostante le aspettative su Tommasini.
Scajola, giudica questi risultati contrastanti?
Non sono contrastanti perché nelle amministrative si vota una persona. Il voto è molto mobile. Tanto più non si può confrontare il voto delle europee, che è molto libero e non incide direttamente sul cittadino. Questo voto ha premiato la Lega come momento di protesta nella difficoltà che il Paese vive, ma quando poi devi decidere chi ti governa il discorso è molto diverso. E nel caso di Sanremo si è privilegiata la persona. Biancheri viene considerato un amministratore capace, per bene, che dà garanzie, che ha il senso non della coalizione ma delle cose da fare. Lo stesso ragionamento vale per Scullino, anche se sembra più difficile da capire. Scullino rappresenta la parte civica di Ventimiglia, non la Lega. Ha un passato che è il passato di Forza Italia quando era partito di governo. Se si analizza il voto si capisce in maniera molto chiara che i moderati, i cattolici e riformisti hanno votato sia Scullino sia Biancheri.
Visto che lei ha avuto un passato molto importante in Forza Italia e anche un presente, come vede le prospettive di questo partito?
Forza Italia, lo dico da tempo, è un partito ormai evanescente. Perché ha un leader, Berlusconi, che ha sicuramente fatto molto per questo Paese, ma da anni non c’è un programma, non c’è classe dirigente, non c’è prospettiva, non c’è rapporto con le persone, coi corpi intermedi. Ci sono dirigenti autoreferenziali sparsi per il territorio. E in Liguria la stessa cosa: si incontravano in un ufficio due o tre e decidevano cosa fare. Sono coloro che hanno contribuito a chiudere Forza Italia lavorando per la Lega
Come vede il contrasto tra Toti e Berlusconi?
Toti dice delle cose condivisibili, ma non è credibile.
Perché?
Quelle cose che dice Toti sono quelle che lamento da tre anni insieme a tanti altri, ma Toti apparteneva a quel cerchio stretto che ha tenuto chiuso sempre tutto alla partecipazione. Oggi sono condivisibili le cose che dice, non credo sia la persona più autorevole per poterle rivendicare. E comunque, visto che sono un inguaribile ottimista, meglio tardi che mai.
Come vede invece la sponda di Toti verso la Meloni?
Mi pare che sia una prospettiva di costruire una piccola cosa marcatamente di destra che nulla ha a che fare con la storia riformista, popolare, liberale, che è quella che credo oggi abbia necessità di essere rappresentata.
L’ex ministro Calenda ha detto che quasi quasi gli verrebbe voglia di fare un partito spostato verso l’area moderata. Non le sembra un po’ lo stesso discorso che fa lei, visto dal terrazzo di fronte?
Apprezzo le dichiarazioni di Calenda. Mi riesce difficile capire perché due mesi fa si sia iscritto al Pd anziché rimanere indipendente. Colgo la stessa necessità da lui espressa. Credo che, da qua alle prossime elezioni politiche, lo scenario cambierà ancora, si scomporrà per poi doversi riaggregare. E dobbiamo guardare questo percorso tutti quanti con grande apertura.
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