Ciclofattorini: il Parlamento Ue adotta la direttiva sul lavoro delle piattaforme
di Redazione
La nuova legge obbliga i Paesi UE a introdurre una presunzione di rapporto di lavoro subordinato quando sono presenti fatti che indicano il controllo e la direzione
Il Parlamento europeo ha dato il via libera finale a nuove norme volte a migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme digitali.
La nuova direttiva, concordata dal Parlamento e dal Consiglio in febbraio e adottata con 554 voti favorevoli, 56 voti contrari e 24 astensioni, mira a garantire che i lavoratori delle piattaforme digitali dispongano di una classificazione corretta della loro posizione lavorativa e a correggere il lavoro autonomo fittizio. La norma regola inoltre, per la prima volta in assoluto nell’UE, l’uso di algoritmi sul posto di lavoro.
La nuova legge obbliga i Paesi UE a introdurre una presunzione di rapporto di lavoro subordinato (rispetto al lavoro autonomo) quando sono presenti fatti che indicano il controllo e la direzione, conformemente al diritto nazionale e ai contratti collettivi, e tenendo conto della giurisprudenza dell’UE.
Questa presunzione legale confutabile del rapporto di lavoro deve avere il fine di correggere lo squilibrio di potere tra la piattaforma di lavoro digitale e la persona che vi svolge il lavoro e di aiutare il lavoratore a beneficiare della presunzione. L’onere della prova spetterà alla piattaforma, che dovrà dimostrare che non esiste un rapporto di lavoro.
Nuove regole sulla gestione algoritmica
Le nuove norme garantiscono che una persona che esegue un lavoro su piattaforma non possa essere allontanata o licenziata sulla base di una decisione presa da un algoritmo o da un sistema decisionale automatizzato. Le piattaforme dovranno invece garantire il controllo umano su decisioni importanti che incidono direttamente sulle persone che svolgono un lavoro tramite piattaforme digitali.
La direttiva introduce norme che proteggono i dati dei lavoratori delle piattaforme digitali in modo più solido. Alle piattaforme di lavoro digitali sarà vietato elaborare determinati tipi di dati personali, come i dati sullo stato emotivo o psicologico e le convinzioni personali di qualcuno.
La relatrice Elisabetta Gualmini (S&D, IT) ha dichiarato: “Con questa direttiva, fino a 40 milioni di lavoratori delle piattaforme nell’UE avranno accesso a condizioni di lavoro eque. Questo accordo storico darà loro dignità, protezione e diritti. Correggerà il lavoro autonomo fittizio e impedirà la concorrenza sleale, proteggerà il vero lavoro autonomo e introdurrà regole rivoluzionarie sulla gestione degli algoritmi. Questo diventerà un vero e proprio punto di riferimento a livello globale. Sono orgogliosa di dire: l’Europa protegge i suoi lavoratori, il suo modello sociale e la sua economia.”
Il testo dovrà ora essere adottato formalmente anche dal Consiglio. Dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE, gli Stati membri avranno due anni per integrare le disposizioni della direttiva nella loro legislazione nazionale.
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