Carrefour cede 106 punti vendita in tutta Italia: solo in Liguria a rischio 150 posti di lavoro
di Marco Innocenti
Piccini (Cgil): "Piano inaccettabile che produrrà solo frammentazione". Avanzino (Cisl): "Nessuna volontà di sviluppo ma solo di ridimensionare"
Un piano che prevede qualcosa come 1.800 esuberi di personale in tutta Italia e la cessione di 106 punti vendita. E' quanto annunciato da Carrefour, il colosso francese della grande distribuzione, che anche in Liguria punta a cedere a terzi, con la formula del franchising, ben 17 negozi.
"Forte è la preoccupazione per le circa 120-150 persone coinvolte - fa sapere in una nota Fabio Piccini della Filcams Cgil Genova - La Liguria è sempre stata lo zoccolo duro dei "diretti" in quanto è la regione più performante con il 50% dell'utile Express Italia. Negli ultimi anni l'azienda non ha più investito e riteniamo ci sia un disegno ben preciso che di fatto tende, sul modello Conad, verso un franchising spinto. Mentre Carrefour continua a parlare di sviluppo, nel frattempo continua a cedere punti vendita e a dare incentivi per abbassare il numero di dipendenti a suo carico. Quando si parla di franchising si deve avere chiara una cosa: parliamo di imprenditori troppo spesso non strutturati per garantire tranquillità ai lavoratori che mantengono il posto di lavoro ma perdono come prima cosa il contratto integrativo. La mossa della frammentazione produce inoltre perdita di rappresentatività a livello sindacale e questo è un elemento che alle multinazionali sappiamo fare molto comodo. La Filcams CGIL, a livello nazionale, il 4 ottobre convocherà le delegate e i delegati per fare una valutazione compiuta e promuovere le azioni da portare avanti unitariamente in merito a un piano che riteniamo inaccettabile".
"Il piano presentato da Carrefour a livello nazionale - commenta invece Silvia Avanzino, segretario generale Fisascat Cisl Liguria - ha solo un obiettivo: tagliare posti di lavoro con conseguenze pesantissime anche in Liguria con 150 persone a rischio disoccupazione nella nostra regione. Non c’è assolutamente una volontà di sviluppo ma semplicemente quella di ridimensionare con la nostra regione che sarebbe fortemente colpita da questo piano dove soltanto le lavoratrici e i lavoratori a pagare il conto”.
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