Autostrade, il ricatto di Atlantia: "Prestiti garantiti dallo Stato o stop agli investimenti"

di Marco Innocenti

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Cancelleri: "Non sono seri, via la concessione subito". Orlando: "Evitiamo ultimatum"

Autostrade, il ricatto di Atlantia: "Prestiti garantiti dallo Stato o stop agli investimenti"

Atlantia prepara il terreno per un vero e proprio scontro frontale col governo. E' questo il quadro della situazione dopo la decisione del gruppo controllato dai Benetton che nel corso dell'ultimo consiglio di amministrazione ha di fatto congelato i 14,5 miliardi di investimenti previsti, visto il rifiuto del governo di accettare la richiesta di 1,8 milioni di euro di prestito garantiti proprio dallo Stato italiano, nell'ambito del decreto Rilancio. Un ricatto? Di sicuro, ne ha tutti i contorni.

Il comunicato del gruppo Atlanti parla di 'gravi danni' derivanti dalle incertezze sulla revoca e da due anni di braccio di ferro, sfociati nel downgrade del rating da parte delle agenzie internazionali che avrebbero così reso "particolarmente difficile l’accesso ai mercati finanziari". Nessun riferimento però, da parte di Atlantia, all'inchiesta che la Procura di Genova sta portando avanti non solo sul crollo del Morandi ma anche su tante altre situazioni anomale intorno alla vigilanza e alla manutenzione delle infrastrutture autostradali. 

Il calo di traffico dovuto al periodo di lockdown, secondo Atlantia, avrebbe già causato "una perdita di ricavi stimata in oltre 1 miliardo di euro per il solo 2020". Da qui, la richiesta del gruppo di accedere ai prestiti garantiti previsti dal decreto Rilancio ma la presa di posizione del viceministro allo sviluppo economico Stefano Buffagni, che ha già rispedito al mittente la richiesta, ha scatenato la reazione stizzita di Atlantia: affermazioni "basate su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva - attacca Atlantia - Tutto ciò causa danni per Atlantia e le sue controllate per cui diventa impossibile per la società non valutare di intraprendere azioni a tutela dei propri interessi".

Una delle repliche più decise è stata quella del viceministro alle infrastrutture, il pentastellato Giancarlo Cancelleri: "Aspi, quelli del crollo del ponte di Genova, che si sono macchiati delle 43 vittime, che non hanno neanche chiesto scusa, quelli lì dei Benetton, che ricattavano il Governo, se ne sono usciti con una novità - ha scritto su Facebook - Hanno detto: se non ci fate la garanzia dello Stato per avere un prestito anche noi di qualche miliardo di euro, non facciamo gli investimenti. Cioè il ricatto, la logica del ricatto". Cancelleri, però, ne ha anche per la titolare del suo dicastero, la ministra Paola De Micheli: "Ha questo dossier dove ha fatto insieme con Aspi una sorta di trattativa. Non lo conosce nessuno questo dossier, non lo conosce né il M5s né altre forze di governo, né Conte. Lo ha dichiarato lei sui giornali. Ebbene che lo tirasse fuori, cominciamo a parlarne è inutile che ci giriamo intorno. Abbiamo solo perso tempo - conclude Cancelleri - Questa non è gente seria. Via la concessione, subito".

Cerca invece di spegnere le polemiche il vicesegretario del Pd Andrea Orlando: "Da ligure - ha detto Orlando parlando a Sky Tg24 - penso che sarebbe meglio evitare ultimatum e ricatti per quello che c’è stato in questa regione e a Genova, sarebbe meglio che i toni cambiassero".