Aumenta la lotta alla cannabis, cala quella contro eroina e cocaina
di Redazione
Questo è quanto emerge dal Libro Bianco sulle droghe. I promotori dello studio chiedono al Parlamento di legalizzare la produzione di marijuana
Il 'proibizionismo' in Italia costa 20 miliardi di euro in mancate entrate per lo Stato, rallenta la giustizia e sovraffolla le carceri. Durante il lockdown i consumatori di droghe hanno dimostrato "capacità di autoregolazione" e il mercato illegale "flessibilità e resilienza" e soprattutto non si è fermato, mentre i servizi pubblici hanno saputo adattarsi solo a macchia di leopardo alla nuova situazione.
E' il quadro tratteggiato dall'XI edizione del Libro Bianco sulle Droghe, in particolare sugli effetti del Testo Unico sulle sostanze stupefacenti Jervolino-Vassalli, che ogni anno viene presentato in occasione del 26 giugno, Giornata mondiale sulle Droghe, nell'ambito della campagna internazionale di mobilitazione 'Support! don't Punish'.
È promosso da La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, Cgil, Cnca, Associazione Luca Coscioni, Arci, Lila e Legacoopsociali con l'adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica Cgil, Gruppo Abele, Itardd e Itanpud.
I promotori chiedono che il Parlamento definisca nuove regole per consentire un consumo consapevole della cannabis legalizzandone produzione, consumo e commercio e cancellando anche le pesanti sanzioni per la detenzione delle altre sostanze proibite.
Sugli oltre 60.000 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2019 ben 14.475 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico (sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio, 23,82%). Altri 5.709 in associazione con l'art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, 9,39%), solo 963 esclusivamente per l'art. 74 (1,58%). Questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili. Nel complesso vi è una impercettibile diminuzione dello 0,67%.
Resta ai livelli più alti degli ultimi 15 anni la presenza di detenuti definiti "tossicodipendenti": sono 16.934, il 27,87% del totale. Questa presenza, che resta maggiore anche rispetto al picco post applicazione della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007), è alimentata dal continuo ingresso in carcere di persone "tossicodipendenti".
Nel 2019 questi sono stati il 36,45% degli ingressi nel circuito penitenziario, in aumento costante e preoccupante da 4 anni. Una legge che, secondo gli autori del Libro Bianco, ha conseguenze dirette sulla Giustizia con oltre 200 mila fascicoli nei tribunali.
Le persone coinvolte in procedimenti penali pendenti per violazione dell'articolo 73 e 74 sono rispettivamente 175.788 e 42.067. È un dato che, pur in leggera diminuzione, si allinea "agli anni bui della Fini-Giovanardi". Mentre quasi 1 procedimento su 2 per droghe termina con una condanna, questo rapporto diventa 1 su 10 per i reati contro la persona o il patrimonio.
Continuano ad aumentare le misure alternative, fatto positivo in sé,- dicono gli autori - ma che nasconde anche una tendenza che fa pensare che siano diventate una alternativa alla libertà invece che alla detenzione. Consentendo così di ampliare l'area del controllo.
Continua ad aumentare la repressione del consumo: su quasi 44.000 segnalazioni (+6,67%) solo 202 richieste di programma terapeutico. La cannabis - sottolineano infine gli autori - è al centro dell'azione delle forze dell'ordine, mentre con la Fini Giovanardi è vistosamente calata l'attività di contrasto a cocaina e eroina
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