Artejeans, al Metelino 35 opere d'arte per celebrare Genova e il jeans
di Marco Garibaldi
L'assessore Grosso: "Sono grata a questi artisti, nomi importanti nel panorama italiano, per aver liberamente donato le loro opere"
Un progetto internazionale reso possibile grazie alla generosità degli artisti i quali, su invito dell’Associazione Artejeans, hanno donato le loro opere ai Musei Civici di Genova per creare un’insolita e straordinaria collezione di arte contemporanea, basata proprio sul telo che prende il nome da Genova.
Il jeans, presente nella Superba sin dal Medioevo, ha accompagnato la storia della città che l’ha utilizzato per gli abiti da lavoro, come tela per dipingere opere d’arte e che oggi lo celebra come orgoglio tutto genovese.
Nasce così ArteJeans, una grande mostra collettiva che, dal 2 al 30 settembre, esporrà al Metelino le opere di Simone Berti, Alberto Biasi, Tomaso Binga, Henrick Blomqvist, Enzo Cacciola, Pierluigi Calignano, Letizia Cariello, Roberto Coda Zabetta, Maurizio Donzelli, Ulrich Egger, Ettore Favini, Giovanni Gaggia, Goldshmied&Chiari, Riccardo Guarneri, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Marco Lodola E Giovanna Fra, Claudia Losi, Carolina Mazzolari, Ugo Nespolo, Giovanni Ozzola, Valentina Palazzari, Gioni David Parra, Francesca Pasquali, Gabriele Picco, Pino Pinelli, Fabrizio Plessi, Gianni Politi, Laura Renna, Marta Spagnoli, Vedovamazzei-Serena Vestrucci, Cesare Viel, Gianfranco Zappettini.
«Sono grata a questi artisti, nomi importanti nel panorama italiano, per aver liberamente donato le loro opere: uno sforzo collettivo che darà vita a un progetto continuativo all’estero, con gli artisti protagonisti, come nostra bandiera. È nata qui l’Arte Povera, un movimento tra i più apprezzati oggi a livello mondiale, è nato qui uno dei più grandi critici d’arte, Germano Celant e, grazie all’associazione Artejeans, nascerà qui un grande movimento artistico dedicato al jeans. Noi crediamo e investiamo nell’arte contemporanea. È nelle nostre corde guardare al futuro e pensarlo» dichiara l’assessore alle Politiche culturali Barbara Grosso, che ha incaricato Francesca Centurione Scotto Boschieri, ambasciatrice di Genova nel mondo e referente di progetti culturali internazionali, di dare corso all’idea, proposta dalla stessa Boschieri nel 2019, di utilizzare il jeans come comune denominatore per creare un nucleo di opere di arte contemporanee da donare a Genova.
«Manuela Arata è venuta a Londra per parlarmi del Festival GenovaJeans, un suo progetto che prevedeva anche un museo archivio sulla storia del jeans, con fotografie e documenti. Ho pensato che non si potesse guardare solo al passato, ma che fosse necessario dare all’evento un respiro contemporaneo, rivolto al futuro – spiega Francesca Centurione Scotto Boschieri – Ho pensato a un concept internazionale e ho quindi coinvolto una delle più importanti galleriste italiane, Ursula Casamonti di Tornabuoni Arte. Gli artisti esporranno anche all’estero in un tour che partirà dall’America nel 2022. E all’estero faremo una call for action per mandare opere d’arte declinate su telo jeans, alla città di Genova. Il museo di oggi non è statico, è osmotico, in movimento mondiale. Il luogo è solo un approdo, e se sarà il Metelino, l’amministrazione comunale avrà di che vantarsene. Ci vogliono spazi nuovi e grandi per l’arte, da vivere, per i giovani, e bisogna credere fino in fondo che l’arte contemporanea sia in grado di cambiare intere città. Perché è il futuro».
«Ho accettato con entusiasmo di partecipare a questo progetto – aggiunge Ursula Casamonti – Dal punto di vista organizzativo, ho deciso di inviare un telo jeans di 1.80x2, offerto da Candiani Denim a tutti gli artisti, che mai avevano lavorato con il jeans, invitandoli a cimentarsi e anche un po’ a divertirsi con il telo più libero del mondo. Gli artisti sono stati selezionati da un comitato critico composto da Ilaria Bignotti, Luciano Caprile e Laura Garbarino, che ringrazio, unitamente alla nostra coordinatrice Carolina Latour – dice ancora Casamonti - Il jeans è Genova, e gli artisti hanno così aiutato un’intera città nel difficile percorso di risollevarsi dopo la ferita di Ponte Morandi. La loro risposta è stata entusiasmante e le polemiche che ci sono state sono già dissolte perché abbiamo chiarito, se ce ne fosse mai stato bisogno, la bontà del progetto. Gli artisti chiedono sempre chiarezza e mettono l’eticità al centro. Avevano bisogno di risposte che potevamo dare, dato che il nostro progetto è una donazione che ci vede coinvolte in modo del tutto volontario».
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