Argentina estrada l'ex brigatista rosso Bertulazzi, partecipò al sequestro di Piero Costa
di Stefano Rissetto
Il terrorista, che si era dato alla latitanza, era stato inevitabilmente condannato in contumacia

È stato arrestato martedì sera a Buenos Aires Leonardo Bertulazzi, ex militante delle Brigate Rosse che aveva partecipato al sequestro di Piero Costa a Genova, dopo che la Corte Suprema argentina ha respinto il ricorso della difesa contro l’estradizione richiesta dall’Italia. Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nella sua abitazione, dove l’uomo si trovava agli arresti domiciliari dal 29 agosto 2024, e lo hanno trasferito in un centro di detenzione in attesa del rimpatrio.
A riferirlo all’ANSA è l’avvocato difensore Rodolfo Yanzón, che denuncia la decisione come “uno scandalo”, sostenendo che l’arresto e un eventuale trasferimento immediato “avvengono mentre è ancora pendente il ricorso contro la revoca dello status di rifugiato politico” concesso a Bertulazzi nel 2004 dal governo di Néstor Kirchner.
La Corte Suprema ha accolto il parere favorevole del Procuratore della Repubblica, Eduardo Casal, secondo cui le ragioni presentate dalla difesa erano “infondate”. Con questa decisione, i giudici hanno confermato una precedente sentenza della giustizia federale favorevole all’estradizione. Tuttavia, la Corte ha precisato che il giudizio non si estende al procedimento in corso sulla revoca dello status di rifugiato, che resta quindi aperto sul piano giuridico.
Secondo il legale Yanzón, proprio questa contraddizione rende illegittimo l’arresto di Bertulazzi, e ha annunciato l’intenzione di portare il caso davanti a istanze internazionali.
Leonardo Bertulazzi era stato condannato in contumacia in Italia, una condizione che nel 2003 aveva spinto la giudice federale María Servini de Cubría a disporne il rilascio, giudicando non compatibile la condanna con l’ordinamento argentino. Un anno dopo, nel 2004, ottenne lo status di rifugiato. Il 29 agosto 2024, però, mezz’ora prima dell’arresto, la decisione amministrativa che lo proteggeva è stata revocata. Tuttavia, come spiega ancora Yanzón, la revoca non è ancora definitiva, perché soggetta a conferma da parte della magistratura.
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