Tutte le difficoltà dei "viaggi brevi"

di Paolo Lingua

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Tutte le difficoltà dei "viaggi brevi"

Per capire meglio che cosa accadrà dovremo aspettare i dettagli del decreto del governo che è ormai sul binario del “conto alla rovescia”. Solo allora sarà chiaro il “come, dove, quando” della ripresa per gradi della nostra vita ordinaria e in particolare di quella connessa al lavoro. Ma, al di là di quello che dovremo fare sul posto di lavoro o comunque come muoverci nella vita civile, emerge, assai più complesso di quanto enunciato in termini generici, il problema degli spostamenti (per funzioni private e familiari, ma soprattutto per recarsi al lavoro) sui mezzi pubblici. La gamma a questo proposito è vasta e complessa. Ci sono gli spostamenti in treno a lunga percorrenza, con urgenze di lavoro; ci sono, con aspetti molto delicati, sempre in treno, i movimenti dei pendolari: in città, da provincia a provincia, da regione a regioni confinanti. Infine, si fa per dire, ci sono gli spostamenti in città sulle metropolitane e sui bus.

A parole si è spiegato che anche sui treni si salirà a turno, con le mascherine obbligatorie, con sistemazioni a intervalli e a distanza: ma ci saranno meno posti a disposizione? Ci sarà una organizzazione per disciplinare l’accesso ai vagoni? Ci saranno meno treni, magari scaglionati in particolare per i pendolari? E poi, a ogni fermata, ci saranno disinfezioni negli scompartimenti e delle toilettes? E quanto personale sarà necessario?

Lo stesso discorso vale per le metropolitane che sono,m di fatti, una sorta di treni urbani. Anche in questo caso ci saranno le distanze e una riduzione dei posti disponibili per i viaggiatori? Va tenuto conto che i percorsi, basterebbe pensare a Genova dove il tracciato è limitato e si va al massimo da Certosa a Brignole  viaggiando in sotterranea e quindi senza incontrare ostacoli di traffico. Anche in questo caso si sale a turno; ma a bordo c’è personale che tiene l’ordine e si preoccupa di igienizzare posti a sedere e servizi igienici?

Infine, ma forse è il problema più importante e delicato, emerge la questione dei bus cittadini che sono il mezzo quasi esclusivamente impiegato per recarsi al lavoro e quindi al centro dell’attenzione visto che da 4 maggio, sia pure per segmenti programmati, si dovrà riprendere il normale ritmo di lavoro. Il movimento sui bus, in tutte le direzioni, è estremamente articolato e il numero dei cittadini che se ne servono è alto. Nelle regole di massima che dovranno ispirare il decreto del governo si parla di orari differenziati di lavoro, di distribuzione dei ritmi lungo sette giorni e non cinque o sei. Ma sarà possibile, in grandi città capoluogo di regione (ma noi ci fermiamo a Genova, anche se ci saranno problemi anche per La Spezia, Savona, Imperia e Sanremo), stabilire orarti di lavoro scaglionati e organici? Le grandi industrie e il porto sono compatibili? E la pubblica amministrazione come si muoverà? Comune Regione, Provincia e poi prefetture, provveditorati agli studi, scuole, servizi come le poste. E gli ospedali e i centri sanitari? L’elenco pubblico e privato è infinito. Ma ci sono anche i limiti del numero di mezzi, di personale, di orari del pubblico trasporto.

Dal 4 maggio i problemi della vita pubblica e sociale quindi si addenseranno per prospettiva, più che giusta e lodevole   sulla carta, di tenere la cosiddetta “distanza sociale” nel timore, più che fondato, d’un ritorno delle infezione e della nascita di nuovi focolai, dal momento che molti aspetti del coronavirus (basta seguire le discussioni dei ricercatori e degli scienziati di tutto il mondo, sempre più perplessi e in contraddizione) sono ancora misteriosi e le analisi danno ogni giorno ipotesi anche contraddittorie. Il che vuol dire che avevano ragione gli scienziati più prudenti che  avevano anticipato che per avere un vaccino sicuro sarebbe occorso come minimo più di un anno. Certo, anche senza arrivare all’annullamento assoluto del virus come è avvenuto di fatto (ma ci sono voluti decenni) per la poliomielite, un vaccino sarebbe il passaporto per tornare alla quasi assoluta normalità. Ma adesso non basteranno le enunciazioni di massima e i teorici provvedimenti di riapertura graduale. Resteranno, con la ripresa “a puntate”, tutte le problematiche pratiche che emergeranno neppure giorno per giorno, ma di ora in ora.