Suicidio assistito: 79enne ligure morto in Svizzera in centro specializzato, con lui due volontarie di 'Soccorso civile'

di Redazione

2 min, 5 sec
Suicidio assistito: 79enne ligure morto in Svizzera in centro specializzato, con lui due volontarie di 'Soccorso civile'

Un uomo di 79 anni, residente in Liguria e affetto da una grave patologia neurodegenerativa, è morto lunedì 22 settembre in Svizzera, dove ha potuto accedere legalmente al suicidio medicalmente assistito, dopo il diniego ricevuto dalla propria ASL in Italia. In Svizzera da tempo è salda la cultura del suicidio assistito, tanto che una delle associazioni specifiche ha lanciato la "capsula Sarco" (nella foto), un sarcofago dove l'aspirante suicida prende posto e, chiuso il portellone e premuto un pulsante, inala azoto e rapidamente muore.

Il cittadino ligure è stato accompagnato oltreconfine da Roberta Pelletta e Cinzia Fornero, volontarie dell’associazione Soccorso Civile, fondata per supportare chi, in condizioni estreme di sofferenza, sceglie di porre fine alla propria vita quando non ha accesso a strumenti legali nel proprio Paese. L'associazione è rappresentata legalmente da Marco Cappato, anche tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

L’uomo era affetto da una malattia progressiva e irreversibile che aveva compromesso totalmente la sua capacità di parlare e gravemente limitato la mobilità. Poteva comunicare solo con gesti e, con grande difficoltà, tramite un tablet. Era completamente dipendente da assistenza continua e quotidiana. A ciò si aggiungevano una tromboembolia polmonare, l'insufficienza respiratoria e la necessità di ossigeno-terapia durante il sonno.

Nonostante questa condizione di estrema fragilità, il Servizio Sanitario Regionale della Liguria aveva negato l’accesso alla procedura di suicidio medicalmente assistito in Italia. Secondo la valutazione medica della ASL, infatti, l’uomo non era dipendente da un trattamento di sostegno vitale, requisito indispensabile secondo la sentenza Cappato-Antoniani della Corte Costituzionale (n. 242/2019).

Il cittadino ligure aveva presentato la richiesta di verifica delle condizioni a febbraio 2025. Dopo le visite effettuate a maggio, aveva ricevuto risposta negativa. Assistito dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni, coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, aveva presentato ricorso, chiedendo una rivalutazione del requisito contestato, alla luce di una giurisprudenza costituzionale che fornisce una definizione più ampia di "sostegno vitale".

Le nuove visite erano state effettuate a luglio, ma nessuna risposta era più arrivata. In condizioni di sofferenza che giudicava intollerabile, il cittadino ligure ha così deciso di non attendere oltre e di recarsi in Svizzera per ottenere legalmente ciò che in Italia gli era stato negato.

Le sue parole, rilasciate prima della partenza, sono un ultimo testamento di lucidità e determinazione: "Come dice Pessoa: la vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente. Siccome io non posso più sperimentare nulla, meglio cessare l’esistenza… Per me la vita è solo una sofferenza, bado solo a non soffrire troppo. Non mi piango addosso. Sono determinato ad andare in Svizzera per finire questa vita".

Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci sul canale Telenord, su Whatsapp, su Instagramsu Youtube e su Facebook.