Scuola, insegnanti e genitori in piazza a Genova: "I ragazzi si stanno spegnendo"
di Alessandro Bacci
I manifestanti chiedono lo stop alla didattica a distanza, la riduzione della precarietà e una riduzione degli alunni nelle classi "pollaio"

"Scuola, Trasporti e Sanità, basta precarietà" urlano i Cobas davanti alla sede della direzione scolastica regionale di via Assarotti dove, in occasione dello sciopero proclamato con il Coordinamento Nazionale Precari Scuola, hanno dato vita a un presidio, assieme al comitato Priorità alla Scuola e ad altri comitati di insegnanti, studenti e genitori per chiedere lo stop alla didattica a distanza, la riduzione della precarietà e per dire no alle 'classi pollaio'.
"Chiediamo che la scuola riapra - spiega Eleonora Ingrassia, insegnante genovese - i numeri ci dicono che la scuola è un ambiente sicuro. Vogliamo e dobbiamo tornare in classe perché i nostri ragazzi stanno male". "Quello che serve, però, è una riduzione degli alunni nelle classi - aggiunge Giulia Baussini, del collettivo Insegno - perché non ci possiamo permettere classi di 20 metri quadri con 27 studenti, serve una scuola che possa essere in presenza e che possa recuperare non solo i problemi della pandemia ma anche i vent'anni di riforme che hanno tagliato le risorse per la scuola pubblica in funzione di un modello aziendale di scuola".
Al centro, quindi, i temi della precarietà del lavoro. "Questa giornata di mobilitazione unisce diverse categorie di lavoratori - conclude Annamaria Rosaspini dei SiCobas - che stanno soffrendo da inizio pandemia. Serve un aumento di personale per migliorare la scuola. In questo periodo di didattica digitale la scuola non è stata inclusiva e il passaggio dei saperi è stato ridotto ai minimo livelli sopratutto per i soggetti più fragili".
In piazza anche i genitori che sono molto preoccupati della situazione e alcuni studenti. "A fronte di dati scientifici che dimostrano che il contagio non arriva a scuola - spiega Luisa Setto, del comitato Riapriamo la scuola della costituzione - ce ne sono altri che dicono che i ragazzi si stanno spegnendo, il malessere è in aumento. Chiediamo investimenti per una scuola più grande, più spaziosa, per una formazione degli insegnanti affiancata da psicopedagogisti. Vogliamo la scuola in presenza e basta, una scuola possibile è garantita a tutti".
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