Scontro politico sul progetto genovese di educazione sessuo-affettiva: il dibattito arriva in Parlamento

di Redazione

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Interrogazione di Stefania Pucciarelli (Lega) al ministro Valditara e dure parole di Gianni Berrino (Fratelli d'Italia), entrambi senatori

Scontro politico sul progetto genovese di educazione sessuo-affettiva: il dibattito arriva in Parlamento

Approda in Parlamento la polemica nata attorno alla sperimentazione sull’educazione sessuale e affettiva avviata dal Comune di Genova, dopo la presentazione di un’interrogazione da parte della senatrice ligure della Lega Stefania Pucciarelli.


L’iniziativa — sostenuta con decisione dalla sindaca Silvia Salis e dall’assessore Rita Bruzzone — prenderà avvio a gennaio in quattro scuole dell’infanzia comunali. Il programma coinvolgerà bambini e famiglie, con l’obiettivo di integrare e strutturare pratiche educative già presenti in alcune scuole dell’infanzia e primarie. Le attività saranno condotte da operatori formati nei centri antiviolenza cittadini, attraverso laboratori e percorsi espressivi costruiti su scelte pedagogiche condivise.


Nonostante l’impostazione educativa dichiarata dal Comune, il centrodestra ha contestato duramente l’iniziativa. Dopo le tensioni registrate in consiglio comunale, la disputa è approdata al Parlamento. Pucciarelli, rivolgendosi al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ha definito il progetto “una scelta che solleva enormi perplessità sul piano educativo e sul rispetto delle competenze familiari. Bambini così piccoli non possono essere coinvolti in percorsi che rischiano di essere strumentalizzati per fini ideologici o addirittura politici”.


Ribadendo la centralità dei genitori nelle decisioni educative legate alla sfera personale, la senatrice ha aggiunto: “Nessuna amministrazione locale può sostituirsi ai genitori in ambiti che richiedono sensibilità, gradualità e rispetto dell'età evolutiva dei minori”.


Nel testo dell’interrogazione, la Lega sollecita Valditara a verificare se il progetto sia in linea con le indicazioni ministeriali “e di intervenire per tutelare il diritto delle famiglie a essere protagoniste dell'educazione dei propri figli. Mancano dettagli sui contenuti dei corsi e sulle modalità con cui le famiglie saranno coinvolte, e questo è inaccettabile".


Anche Fratelli d’Italia, con l’intervento del senatore ligure Gianni Berrino, capogruppo in commissione Giustizia, si è mosso contro l’iniziativa. Berrino ha giudicato la scelta dell’amministrazione “un oltrepassare il limite della decenza”, mettendo in dubbio l’opportunità di introdurre un percorso del genere nelle scuole dell’infanzia e evocando possibili influenze esterne. “Nessuna lobby o pressione esterna, inclusa quella Lgbtq, può entrare in un ambito così delicato che riguarda minori di appena 3 anni. A quell’età i bambini devono vivere spensierati e felici, senza essere sovraccaricati da simili temi”.

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