Scontro Conte-Confindustria: fatti e parole

di Paolo Lingua

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Scontro Conte-Confindustria: fatti e parole

La prossima settimana, in un clima di incertezza e di dubbi, saranno convocati a Palazzo Chigi dal presidente Giuseppe Conte gli “Stati Generali” dell’economia per parlare dei grandi progetti di rilancio economico del Paese, sulla spinta del complesso sistema di finanziamenti e di prestiti, più o meno agevolati, che verranno dallo Stato e dall’Ue, con la mediazione delle banche.

Conte ha lanciato l’iniziativa all’insegna dell’ottimismo annunciando un “vasto programma” nel quale sono comprese tutte le problematiche di cui in Italia si parla da trent’anni ed anche più.  Comunicazione (con ferrovie, strade, autostrade, alta velocità, shipping, rilancio dei porti ne degli aeroporti, ecc.); industria (con incremento di digitalizzazione, informatica, banda larga, ecc.); eccellenze (dalla moda alla gastronomia); agricoltura; commercio , artigianato e turismo con una valorizzazione di cultura, spettacoli, musei, arte, e così via. E’ stato ripreso e poi in parte lasciato cadere il discorso sul ponte sullo stretto di Messina. L’annuncia ha trovato forti critiche da parte della Confindustria per bocca del suo presidente Carlo Bonomi il quale in sostanza ha commentato che l’annuncio comprende un infinito di progetti annunciati e mai realizzati da decenni e che non si intravvede, per ora, il momento operativo e fattuale.

La questione si annuncia complessa. E’ evidente che il governo, stretto nella morsa del coronavirus (che non si sa ancora se debellato o a rischio di ritorno) e d’una crisi economica senza precedenti, per il momento in piedi ma sorretto da partiti che la pensano diversamente su molti punti e che non sempre hanno tra loro un dialogo costruttivo e, soprattutto, operativo, cerca una via d’uscita e punta al recupero del favore dell’opinione pubblica, sfruttando difficoltà e contraddizioni  (oltre che un calo di consensi) dell’opposizione di centrodestra a sua volta divisa. L’intera problematica, che è conseguenza d’un Dna tutto italiano, non può essere risolta tutta insieme  e tutta in un blocco. Sarebbe meglio puntare ad alcuni progetti concreti, più rapidamente attuali e realizzabili con un sistema organizzativo il più possibile simile al “sistema Genova” impiegato per ricostruire il ponte grazie al commissariamento straordinario. In un primo momento il “sistema Genova” aveva entusiasmato vertici politici e opinione pubblica. Quest’ultima, salvo sacche  di pignoli diffidenti e ideologizzati, è sempre convinta, ma già a livello di governo e di alta burocrazia si stanno operando dei distingua. Il gioco burocratico significa “potere” da gestire di fatto e inoltre consente agli 9oligarchi delle strutture amministrative di spostare le pratiche e  i percorsi evitando di porre firme, sempre nel timore delle denunce e degli interventi della magistratura. La selva di leggi e leggine è, di fatto, una  difesa a maglie fitte dei vertici di potere. Il nodo da sciogliere -è scusate se non è poco – è il passaggio dagli annunci e dagli elenchi infiniti di riforme da realizzare al momento dell’azione, scavalcando l’ostacolo di impopolarità. Nella storia italiana due sono stati premier che hanno agito sfidando isole di protesta o ostacoli di centri di potere: Cavour e De Gasperi. Due soli in un secolo e mezzo.