Santi (Federagenti): "Grandi opere solo sull'onda dell'emotività, il sistema non funziona"

di Edoardo Cozza

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Il presidente della Federazione Agenti Marittimi: "Serve sempre adottare norme speciali, come nel caso del Ponte Morandi"

Santi (Federagenti): "Grandi opere solo sull'onda dell'emotività, il sistema non funziona"

"Nel nostro Paese, ed è una constatazione drammatica, le grandi opere e grandi scelte strategiche vengono realizzate solo sull'onda emotiva di tragedie. È stato il caso del Ponte Morandi, sta avvenendo in materia di piano energetico del Paese a seguito della guerra in Ucraina, accadrà certamente anche per il controllo dei ghiacciai e della crisi idrica del Paese". Lo denuncia in una nota il presidente di Federagenti (la Federazione nazionale degli agenti marittimi), Alessandro Santi, sottolineando come anche "le strutture ministeriali siano prigioniere delle scelte sbagliate compiute negli ultimi decenni e specialmente della decisione di depauperare e smagrire, al punto da renderli inefficienti, gli uffici tecnici dei ministeri che dovrebbe sveltire le procedure di approvazione, verifica e realizzazione delle grandi opere".

"Da più parti - sostiene Santi - viene sottolineato il rischio di congelamento e mancato avvio delle grandi opere infrastrutturali, siano esse inserite nel PNRR o indipendenti da questo piano. Il settore portuale e delle opere connesse con il funzionamento dei porti e della catena logistica - prosegue il presidente di Federagenti - sta diventando, e non solo per il caso della Diga di Genova, la cartina al tornasole di un sistema che non funziona e che non ha altra possibilità di funzionare se non attraverso l'adozione di norme speciali, come accaduto nel caso del Ponte Morandi".

"La seconda manifattura e il terzo paese per PIL d'Europa non può perdere in competitività strategica e magari far diventare le aziende nazionali facile obiettivo di acquisizione da parte di capitali esteri. A peggiorare la situazione contribuisce - secondo Santi - in modo determinante l'atteggiamento oltranzista assunto dall'Europa in tema di sostenibilità. Una sostenibilità impossibile, che rischia di penalizzare solo l'Europa che contribuisce per l'8% all'inquinamento mondiale e alle emissioni nocive. Bisogna cambiare rotta, pretendendo che l'Italia si doti di una visione strategica di paese di medio lungo termine".