Sampdoria: un piccolo passo per la classifica, un grande passo per credere ancora nella salvezza

di Claudio Mangini

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Sampdoria: un piccolo passo per la classifica, un grande passo per credere ancora nella salvezza

Rovesciamo la prospettiva. Proviamo a guardare dalla parte sbagliata del binocolo. Proviamo a immaginare quello che (fortunatamente) stavolta non è successo: cioè che, dopo una partita di lucidità e concentrazione, ma anche di coraggio e, pure, con più di un’occasione per fare propria l’intera posta, proprio nei secondi finali Lautaro avesse trovato la coordinazione per beffare la Sampdoria. Oggi saremmo a dirci che quest’anno va così, che c’è qualcosa di stregato, di inattaccabile nella montagna di una sfiga rocciosa e impossibile da scalfire. Passo e chiudo: finire con dignità come obiettivo.

Invece no. Invece è andata diversamente. La Sampdoria, contro l’Inter, ha preso un piccolo grandissimo punto e ha concretizzato uno spostamento in classifica che è minimo, ma rilevante e significativo. I sorrisi dei giocatori blucerchiati e di Deki Stankovic alla fine non avevano niente di banale o gratuito. Erano sorrisi di consapevolezza, e di una consapevolezza che si può sintetizzare nelle parole del tecnico – ed ex campione dell’Inter – serbo: «Se giochi così, la fortuna può girare». E anche in questo caso non c’è nulla di scontato in questa considerazione. Perché la Sampdoria è in controtendenza rispetto al passato, da quando il campionato è ripartito dopo la lunga sosta Mondiale. Ma è verissimo che, guardando indietro, soprattutto al passato recentissimo, i conti non tornano: gli undici punti in classifica sono avari e ingiusti. Contro Udinese, Empoli e Monza i punti persi sono 4, per decisioni arbitrali ingiuste sommate a un plus di sfortuna. Se si aggiungono almeno due punti rapinati nelle giornate iniziali del campionato, ecco che la classifica della Sampdoria avrebbe tutt’altro aspetto e una drammaticità ben inferiore a quella attuale. Ma così è, anche se non ci pare ed è palesemente ingiusto.

Ma lo 0-0 contro l’Inter ha un valore enorme proprio per questo. Perché stavolta da recriminare c’è poco o niente: un paio di falli in posizione interessante non concessi da Maresca nel primo tempo. Poi, appunto, quel flipper negli istanti conclusivi in cui né Lautaro Martinez né Dimarco - solito spauracchio per la Samp - sono riusciti a metterla alle spalle di Audero. E, allora, è da qui che bisogna ripartire.

Dejan Stankovic ha trasformato la Sampdoria. Ha trasformato una squadra con palesi carenze di personalità, fiducia e gioco in un’altra squadra. Che sa stare in campo, che non molla mai e lotta su ogni pallone, e – si badi bene – non parliamo di generiche parole d’ordine, non parliamo di grinta e sostantivi da emozioni facili, demagogia applicata al calcio. Parliamo di una squadra che, messa a tre dietro e con gli uomini giusti (Amione, Nuytinck, un Murillo ritrovato), mostra una compattezza che deriva anche dalla protezione offerta dal centrocampo. Non è un giocatore che è cambiato in meglio: è la fase difensiva che ora funziona. E il centrocampo sa proporre palloni che possono diventare insidiosi in fase di finalizzazione. Certo, manca ancora peso specifico in attacco: non basta la costante applicazione di Gabbiadini, ci vogliono passi avanti di Lammers, ci vorrebbe qualche gol griffato dal capitano quarantenne che, spesso, regala finali di stagione in crescendo, ci vorrebbe De Luca in campo (grande rebus, quello del suo infortunio) e non spettatore. Ci vorrebbe che Jesé dimostrasse di essere il talento che era e non un accattivante cantante di reggaeton. E poi, andarsela a giocare con un calendario che porterà, dal Bologna in poi, a Marassi, squadre non facili e non rassegnate ma alla portata. Giocarsela e rovesciare un destino, riscrivere la storia del campionato, per citare ancora Deki.

Il campionato dice che la salvezza, oggi, è lontana 8 punti, dagli 11 ai 19 dello Spezia. Ma racconta anche, il campionato, che venti di crisi volteggiano sopra gli orizzonti non piu sereni proprio dello Spezia e anche della Salernitana (21). Da parte della società, che sta lottando faticosamente per agguantare un impervio salvataggio, la buona notizia sono i passi avanti decisi nella questione-stipendi. Se c’è l’accordo, non ci saranno punti di penalizzazione , e questa è un’ottima notizia. Il resto viaggia tra il lavoro costante di Lanna e del Cda, i passi prudenti della composizione negoziata e le sparate vere o minacciate di Massimo Ferrero. Che avrebbe una sola partita da giocare, al di là delle sue boutade: reperire i finanziamenti per il salvataggio. Tutto il resto che lo riguarda, ormai, è noia.