Sampdoria, la rabbia dei tifosi esplode nella Sud: “Società indegna, vendi la Sampdoria”

di red. sport

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Il 'vecchio' Bosotin: "Se in mille hanno liberato l'Italia, in 22mila riusciremo a liberare la Sampdoria?". Cori e insulti per Tey, Manfredi, Walker e Fredberg

Sampdoria, la rabbia dei tifosi esplode nella Sud: “Società indegna, vendi la Sampdoria”

Lo striscione era chiaro, inequivocabile, appeso alla balaustra della Gradinata Sud, nero a lettere maiuscole gialle: “Società indegna, vendi la Sampdoria”. È stato il grido di battaglia di una tifoseria esasperata, delusa e profondamente preoccupata per il futuro di squadra e società Sampdoria. A poche ore dal freddo comunicato programmatico firmato Joseph Tey, che chiedeva pazienza ma nei fatti rinviava al 2028 il ritorno in serie A, la risposta è stata di rottura netta.

Il raduno ha richiamato migliaia di tifosi, entrati nella gradinata Sud gremita come per una partita. I cori si sono levati forti e continui contro i principali rappresentanti della società: Joseph Tey, Matteo Manfredi, Nathan Walker e Jesper Fredberg. Prima i nomi sono stati scanditi uno ad uno, poi la rabbia si è trasformata in cori pesanti: “Via gli indegni dalla Sampdoria”, “Vi romperemo…”, urlati da una Sud che si sente tradita, abbandonata da chi due anni fa - peraltro nel segno di Andrea Radrizzani, presto dileguatosi al pari del QSI che era stato annunciato come co-investitore - si era presentato per risollevare la Sampdoria dalle macerie lasciate da Ferrero, società fortemente indebitata e squadra retrocessa in B per la quinta volta nella storia. Ma invece del rilancio, la gestione Radrizzani, poi Manfredi, poi Tey-Walker ha inscenato un campionato anonimo e un altro finito con la prima retrocessione in C, evitata grazie sia alle irregolarità di Cellino, sia al lavoro del duo Evani-Lombardo peraltro immediatamente liquidato dopo lo spareggio di Salerno.

Quest'anno, fra algoritmi e giocatori sconosciuti e un allenatore volenteroso ma semidebuttante, siamo a 4 sconfitte in altrettante partite, per una crisi tecnica e societaria che pare senza fine, a fronte della quale le professioni di ottimismo e di volontà di 'investire ancora' si traducono nella realtà in mosse di risparmio estremo che diventano controproducenti e anzi autolesionistiche. E hanno come conseguenza logica l'ultimo posto in classifica in un campionato da incubo.

La riunione ha rappresentato la sintesi di due convocazioni parallele: da una parte i Gruppi della Sud e la Federclubs, dall’altra i “vecchi Ultras”, uniti in una mobilitazione che non si vedeva da tempo. La presenza massiccia dei tifosi è stata la prova di un amore profondo per la maglia, ma anche di una tensione crescente che esige risposte chiare e concrete, in una prospettiva ormai diversa da quella delle prove di appello: all'attuale proprietà si chiede solo ed esclusivamente di vendere, di andarsene.

Si è parlato informalmente di un raduno sotto la tribuna alla prossima partita in casa, di altri sit in a Bogliasco, in uno scenario del tutto unitario. A infiammare ulteriormente gli animi, le parole di Claudio Bosotin, storico leader del tifo blucerchiato, che ha lanciato un messaggio forte: “Se in mille hanno liberato l’Italia, in 22mila riusciremo a liberare la Sampdoria?”.

La pazienza dei tifosi sembra essere finita e la fiducia nella società è ormai esaurita. Il comunicato pomeridiano a firma Tey, emanato per tranquillizzare gli animi, sembra averli del tutto infiammati. Era dalla fine degli anni Novanta che una proprietà non veniva sfidata così apertamente e stavolta da tutta la tifoseria.

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