Riecco la vera Samp, più forte dei torti arbitrali

di Claudio Mangini

4 min, 47 sec
Riecco la vera Samp, più forte dei torti arbitrali

Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, chi si ricorda chi era? Nel 1982 era il presidente della Federcalcio kuwaitiana, nonché membro del Cio. Durante il famoso Mundial vinto dall’Italia, nel corso della sfida contro la Francia, Fahad Al-Ahmed scese dalla tribuna in campo per far annullare un gol subito dalla sua squadra. Che era già sotto per 3-1 quando Michel Platini pescò Giresse solo per un facile 4-1. Gol contestato dai kuwaitiani, che lamentarono di essersi fermati a causa di un fischio. Evidentemente partito non dell’arbitro ma da qualcuno sugli spalti. E, insomma, lo sceicco riuscì nel suo intento: partita ripresa e gol del povero Giresse cancellato dalla storia dei Mondiali. Ora, ovviamente, il consiglio non è che Marco Lanna faccia altrettanto, ma è evidente che un problema arbitrale riguardante la Sampdoria esiste e va affrontato. Perché se è vero che tre indizi fanno una prova, la prova che la squadra (società?) blucerchiata sia vittima di direzioni arbitrali inadeguate, dopo quattro gare di campionato, è ormai una certezza.

Riassunto. Il gol annullato a Caputo contro l’Atalanta, all’esordio in campionato, è stato il primo, surreale, episodio che ha tolto almeno un punto alla squadra blucerchiata. Nell’occasione, sullo 0-0, l’arbitro Dionisi subisce il parere errato di Pairetto al Var. Mancato vantaggio sampdoriano. A Salerno il bis, con il secondo giallo (fallo da cartellino evidentissimo) non estratto da Massa, con l’allenatore Nicola che, non a caso, nell’intervallo sostituisce il suo giocatore. La Samp era sotto 2-0, ma avrebbe avuto la possibilità di giocare tutto il secondo tempo undici contro dieci. Terzo episodio: il rigore negato a Quagliarella per pestone di Marusic, con chiamata del Var e Aureliano che guarda l’immagine per un nanosecondo dando l’impressione di non avere alcuna idea di dare peso al check.

Un complotto? No, non alimentiamo fantasie. Piuttosto arbitri (e Var) incapaci e arroganti ma … Ma non solo. La sensazione che resta è che verso la Sampdoria ci sia scarsa considerazione e scarso rispetto. Forse sapere che la società deve passare di mano, che la situazione attuale del club è destinata a cambiare può contribuire ad alimentare questo andazzo. La Sampdoria vaso di cristallo fra i vasi di coccio. Se pesti i piedi a – un nome a caso – Lotito, vedrai che la “disattenzione” non passerà liscia, ma se li pesti a un club con la dirigenza a scadenza breve come la Sampdoria, le conseguenze saranno certamente meno fastidiose. Insomma, diciamo che si tratta perlomeno di scarsa attenzione nei confronti della Samp. Ed è per questo che Marco Lanna o l’avvocato Romei dovranno farsi sentire nelle sedi opportune. Come faceva Paolo Mantovani, che non usava i media come cassa di risonanza quando la sua Sampdoria subiva torti (e ne ha subiti molti prima di poter cucire quel triangolino tricolore sulle maglie) ma alzava il telefono o esprimeva il suo pensiero in modo molto chiaro, molto educato, molto netto direttamente a chi di dovere.

Detto questo, è evidente che il torto subito contro la Lazio ha avuto l’effetto di scatenare la reazione della squadra sul piano agonistico, della concentrazione, della determinazione, fino allo strameritato pareggio finale. A dare la scossa non erano stati sufficienti i quattro pugni da ko di Salerno, né il gol di Immobile. Ma il rigore negato ha riacceso lo spirito Samp e compattato la squadra. La festa finale, gli abbracci sul campo sono solo la conferma di quanto e come il risultato sia stato voluto e inseguito. Altra Sampdoria, quella del dopo non-rigore. Più determinata, più lucida. Alla fine gli eroi del giorno sono Rincon, l’emblema di questo spirito, e Gabbiadini, l’uomo gol ritrovato. Importantissimo, prezioso, determinante. Rientrato prima del previsto e ancora da centellinare, senza affettare i tempi, aumentando progressivamente il minutaggio. E poi tutti gli altri, a cominciare da Audero, proseguendo con Murillo (concentrato, efficace)-Colley e Vieira, il capitano ragazzino di 40 anni e pure, nonostante qualche carenza di continuità, Sabiri per ricerca dello smarcamento e del proporsi, e Djuricic, per dinamismo e velocità d’esecuzione. Ma è difficile, in una gara così, giocata, da un certo punto in poi con quello spirito, non riconoscere la sufficienza collettiva. E anche Giampaolo, che non era stato indenne da colpe a Salerno con i cambi nell’undici iniziale e le sostituzioni ritardate, contro la Lazio è stato perfetto.

Significativi un paio di passaggi delle sue dichiarazioni. La prima sul caso rigore: «Aureliano mi ha detto che andare al Var non significa dare per forza un rigore, lui si è assunto la responsabilità della scelta». E: «La politica del calcio non posso farla io. Io penso al mio mestiere, l’importante è che la squadra s’incazzi e non faccia un passo indietro». Vero, con quel riferimento non casuale alle questioni politiche.

Sulla situazione squadra: «Mi aspetto di non avere rotture di scatole. Non voglio gente scontenta, non voglio gente indecisa su quello che vuole fare. Io mi aspetto che la società chiarisca queste cose. Ne ho diversi col mal di pancia». Riferimento alle voci di interessamento del Maiorca per Colley? Ad altro? Ma concetto chiarissimo: o dentro o fuori, o si sposa il progetto o ci si accomoda fuori. E chi è dentro remi convinto verso la meta.

Gli abbracci finali comunque sono già una risposta. Il mercato è al conto alla rovescia. Winks è un colpo grosso, si lavora per una punta. Poi testa a Verona. La Sampdoria cerca se stessa anche in trasferta.